Nonostante i rischi di instabilità e di violenza relativamente elevati che caratterizzano l'Africa in relazione alle altre aree del globo, nel lungo periodo il continente africano ha compiuto importanti passi verso una maggiore stabilità. La regione è da anni attraversata da profonde trasformazioni di carattere economico, politico e sociale. Da un punto di vista economico, gli stati africani hanno attraversato, tra il 2000 e il 2014, una fase di crescita eccezionalmente rapida e sostenuta. Sotto un profilo politico, l'adozione di riforme democratiche ha favorito l'introduzione di meccanismi elettorali e delegittimato il ricorso a colpi di stato. Infine, la crescita demografica del continente ha registrato tassi straordinariamente elevati. L'insieme di questi mutamenti ha prodotto ripercussioni sulla stabilità del continente.
La crescita di movimenti e iniziative jihadiste è un’importante realtà dello scenario dell’Africa subsahariana degli anni recenti, oltre che una relativa novità. Se occorre prestare la giusta attenzione a queste sfide, tuttavia, una prospettiva di lungo periodo e più “africana” ridimensiona la portata della destabilizzazione in corso.
Sahel e Corno d’Africa presentano una pletora di gruppi armati che rinnovano la minaccia terroristica nelle retrovie dell’Africa settentrionale: Boko Haram, Aqim (al-Qaeda nel Maghreb Islamico), al-Mourabitoun e Ansar Eddine, e al-Shaabab.
Traendo spunto dal Rapporto “La politica italiana in Africa” realizzato dall’ISPI per il Ministero degli Affari Esteri, la Conferenza si è concentrata sulle prospettive e le opportunità di rafforzamento della presenza italiana in Africa Subsahariana, a fronte della crescita economica e dei progressi in campo politico e sociale della regione.
Il tema portante di questo Rapporto è quello della rapida e prolungata crescita economica in corso in Africa e delle connesse opportunità per un rafforzamento dell’internazionalizzazione economica dell’Italia verso la regione. La prima parte del Rapporto esamina le relazioni esistenti tra Italia e Africa subsahariana alla luce dei profondi mutamenti economici e politici che stanno trasformando quest’ultima, e le raffronta alle analoghe relazioni intrattenute da altri paesi a economia avanzata o emergenti. Nella seconda parte, l’obiettivo è quello d’identificare alcune linee guida, scenari e strumenti utili a cominciare a delineare con maggiore coerenza e incisività un approccio italiano verso l’Africa subsahariana per gli anni a venire.
Parlando dell’Africa subsahariana, una delle idee più comunemente diffuse nell’opinione pubblica occidentale è che essa sia il luogo naturale della guerra perpetua. Addirittura, alcuni importanti osservatori sostengono che la diffusione dei conflitti in Africa segua schemi pandemici. In effetti, se prendiamo in esame l’ultimo anno, subito si presentano i casi del Kivu, del Mali, della caccia a Joseph Kony, della Somalia o dei due Sudan.
La Conferenza, organizzata con la Fondazione EDU, ha analizzato la relazione tra educazione superiore e sviluppo in Africa subsahariana, prendendo in considerazione sia i benefici diretti che le esternalità positive, allo scopo di identificare i fattori che aumentano l’efficacia del sostegno