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al-Sisi

Al-Sisi, il restauratore egiziano

Il risultato delle elezioni presidenziali dello scorso maggio, le seconde dalla rivolta del gennaio/febbraio 2011 che aveva portato alla deposizione di Hosni Mubarak dopo quasi trent’anni di ‘regno’, non era mai stato in dubbio, come dimostrato dal trionfo del generale ‘Abd al-Fattah al-Sisi, proclamato nuovo presidente d’Egitto con il 96% dei voti espressi. 

Libia a pezzi

I recenti sviluppi della crisi libica sembrano implicare un ulteriore escalation di violenze in Libia, mentre l’inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, tenta faticosamente di avviare un dialogo tra le varie fazioni in gioco. Il paese è ora governato da due autorità, l’una a Tobruk, l’altra a Tripoli, che in realtà non hanno vero controllo sul paese.

Le possibili mosse dell'Italia in Libia dopo la visita di al Sisi

Con la visita del presidente al Sisi a Roma sembra rafforzarsi l’asse tra Egitto e Italia: un rapporto intenso - Renzi fu il primo leader europeo a recarsi al Cairo dopo la presa di potere del generale - che abbraccia numerosi capitoli di collaborazione.  

L'unicità dell'Egitto nello scenario mediorientale

Gli eventi rivoluzionari del 2011 e del 2013 hanno posto l’Egitto dinanzi a una serie di sfide sia sul fronte interno sia su quello esterno, favorendo spesso una coincidenza dei due piani nell’agenda politica dei governi succedutisi in questi anni.

Italia-Egitto. Rischi e opportunità di una relazione strategica

Dopo le difficoltà per l’economia egiziana degli anni successivi alla rivoluzione del 25 gennaio 2011, è tornato un cauto ottimismo sulle possibilità di ripresa del paese. Nei mesi scorsi sono stati diffusi dati positivi sull’andamento economico egiziano, come quello sulla crescita del Pil dell’ultimo trimestre 2013-2014 (+3,7%), in deciso aumento rispetto al 2,5% dello stesso periodo nell’anno precedente. Questo ha convinto le principali agenzie di rating ad aumentare l’outlook dell’Egitto da “negativo” a “stabile”.

Riforme ed economia, le sfide per al-Sisi

Il grande vertice economico mondiale sull’Egitto non si svolgerà più al Cairo nel febbraio dell’anno prossimo. Per conto dell’ex generale al-Sisi, il ministro delle Finanze, Hany Qadri, ha deciso di posticiparlo a metà marzo, dopo essersi accorto che nel mese precedente il magmatico incontro avrebbe coinciso con le festività del capodanno cinese. «Tenendo in considerazione il gran numero d’investitori che sarebbero stati assenti», ha spiegato il ministro, «abbiamo deciso di rinviarlo».

Saudi Leadership in a Chaotic Middle Eastern Context

Abstract

Egypt's Adaptable Officers: Power, Business, and Discontent

Abstract

Da Gaza all'economia, al-Sisi cerca (a fatica) di seguire le orme di Mubarak

C’era una volta un Egitto che faceva il bello e il cattivo tempo in Medio Oriente. C’era un volta un rais inviso a tutti i suoi partner arabi e osservato con sospetto in occidente, le cui soluzioni salomoniche, tuttavia, sapevano arrestare le vampate di guerra che periodicamente seminavano morti e feriti tra israeliani e palestinesi. Oggi di Hosni Mubarak nessuno sente la mancanza. Ma tra lui e il suo delfino, la differenza in fatto di spregiudicatezza diplomatica è notevole.

Crisi di Gaza: il ritorno al passato di al-Sisi?

Come spesso è accaduto nella storia recente le sorti dei palestinesi e di Gaza si legano a doppio filo con quelle d’Egitto. Anche nel caso dell’operazione “Soglia di protezione”, il Cairo è uno spettatore interessato a osservare gli effetti del conflitto israelo-palestinese e a tentare di orientarne l’andamento e gli sviluppi.

Elezioni in Egitto: le sfide di al-Sisi, un presidente annunciato

È andato tutto come ci si aspettava. Ora che è stata espletata la formalità del voto, finalmente il generale al-Sisi può essere chiamato presidente. Secondo i dati non ufficiali pubblicati dal giornale Al Ahram, l’ex ministro della Difesa avrebbe vinto con più del 95% dei voti: un risultato che certifica la sua popolarità, ma non indica la sua reale percentuale di consenso nel paese.

La riconciliazione palestinese che fa comodo al Cairo

«C'è una tendenza, condivisa da Hamas e dall'Egitto, a non chiudere le porte a un accordo bilaterale dopo le elezioni presidenziali» egiziane. È realismo politico in piena regola - non c'è che dire - quello che viene trasmesso nelle recenti dichiarazioni al sito d'informazioni al Monitor da parte di un funzionario di Hamas che ha voluto rimanere anonimo(1). Non si chiudono le porte al nuovo regime egiziano che il 26 e 27 maggio necessita di una legittimazione popolare con l'elezione di Abdel Fattah al-Sisi.

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