Abstract
Come ha rivelato il portavoce del partito al-Nour sulle colonne di Ahram online: «La corrente islamista [egiziana] può essere divisa in tre parti in base ai differenti posizionamenti rispetto le elezioni presidenziali: in primo luogo, i Fratelli musulmani (compresi i loro alleati della Jama'a al-Islamiyya, così come alcuni jihadisti e gruppi salafiti rivoluzionari); il partito al-Nour che rappresenta i salafiti egiziani organizzati e infine i gruppi fedeli a vari ulema salafiti indipendenti».
Il generale ‘Abd al-Fattah al-Sisi (classe 1954) è senza dubbio la massima autorità e decision maker in Egitto, indipendentemente dalla sua scontata elezione a presidente della repubblica di fine maggio. Questa posizione gli deriva ovviamente dal ruolo decisivo assunto, in quanto capo dell’esercito, nella estromissione del presidente eletto Mohamed Morsi il 3 luglio 2013, in seguito alle proteste popolari di massa del 30 giugno, che chiedevano all’esponente della Fratellanza musulmana, eletto solo un anno prima, di dimettersi anticipatamente.
L’Egitto torna al voto per scegliere ancora una volta il successore del vecchio faraone. Ma se i sondaggi danno per certa l’elezione dell’ex ministro della Difesa, il potentissimo Abdel Fattah al-Sisi, la grande incognita è la partecipazione dei giovani, i veri protagonisti della rivoluzione del 2011 contro Mubarak sempre più marginalizzati dall’infinita transizione alla democrazia.
Con l’avvio della roadmap, scattata dopo la deposizione dell’ex presidente Mohammed Morsi, e che dovrebbe chiudersi con le elezioni parlamentari in seguito alle presidenziali, previste il 26 e 27 maggio, i governi ad interim di Hazem Beblawi prima e Ibrahim Mahleb poi si sono presentati come esecutivi social-democratici. Non solo, la stampa ha definito «candidato di sinistra» l’unico rivale dell’ex generale Abdel Fattah Sisi, il nasserista Hamdin Sabbahi.
The US-Egyptian relations have been experiencing serious fluctuations ever since the outbreak of the Egyptian uprising in January 2011. Bilateral relations have even reached their lowest point with the decision of the Obama administration to suspend substantial military aid (1), military training, and other economic aid funds to the Egyptian government in October 2013, pending what US officials called a credible progress toward an inclusive, democratically elected civilian government through free and fair elections.
Sarà forse l’estate. O l’approssimarsi del Ramadan che per ogni giorno di digiuno garantisce un iftar: la festa serale in famiglia, nell’abbondanza di cibo e di gioiose lanterne colorate. Ma qualche piccolo segnale di miglioramento s’incomincia a vedere anche nella stagnante economia egiziana.
La sentenza di condanna a morte in primo grado per 683 simpatizzanti della Fratellanza musulmana, emessa lunedì scorso dalla corte di giustizia di Minya, è l’ultimo episodio della repressione in atto contro i vincitori delle prime elezioni nella storia dell’Egitto post-Mubarak. Nello stesso giorno, al Cairo, è stato messo fuorilegge il Movimento 6 Aprile, che per primo era sceso in piazza contro l’ex rais nella rivoluzione del 2011.
A pochi giorni dalla sua approvazione, la nuova costituzione egiziana viene accolta dagli oppositori del generale al-Sisi da una serie di attentati: al Cairo questa mattina sono esplose quattro bombe, una delle quali ha deflagrato diversi piani del palazzo dove risiede il quartier generale delle forze di sicurezza.
Tornato alle urne per la sesta volta in tre anni, l’Egitto avrà tra pochi giorni una nuova Costituzione che sostituisce quella a forte impronta islamista approvata poco più di un anno fa dal deposto nonché legittimamente eletto presidente Mohammed Morsi. Ma più che sui 247 articoli messi a punto a dicembre da una Commissione di 50 membri, il referendum chiedeva l’approvazione del paese sull’operato del ministro della Difesa al-Sisi, architetto del golpe popolare dell’estate scorsa e della successiva messa al bando dei Fratelli musulmani.
L’ombra di un ennesimo uomo del destino rischia di invadere il nuovo anno mediorientale e inquinare le speranze delle sue Primavere. Abdel al-Fattah al-Sisi ha il profilo ideale del rais perfetto. Possiede l’età: per le tradizioni della regione 59 anni sono solo la giovinezza della maturità. Ha esperienza nei servizi segreti militari: elemento essenziale del cursus honorum del sistema di potere tradizionale nei paesi arabi. È un pio musulmano: una delle sue figlie porta la versione più castigata dell’hijiab. Ha consenso popolare.
Il 16 luglio ha giurato di fronte al presidente ad interim Adly Mansour il nuovo esecutivo egiziano guidato da Hazem al-Beblawi, un economista di fama internazionale che aveva retto per pochi mesi nel 2011 il dicastero dell’economia nel concitato periodo seguito alla caduta del regime di Hosni Mubarak.