Il 3 settembre 2014 il capo di al-Qaeda Central, Ayman al-Zawahiri annunciò al mondo islamista la nascita di un nuovo gruppo combattente il cui scopo principale era diffondere il jihad in tutto il subcontinente indiano. Da diversi anni nelle regioni del Kashmir, nel Gujarat, Assam e Burma i musulmani soffrivano la politica discriminante dei rispettivi governi che li aveva condannati all’isolamento e in alcuni casi alla persecuzione.
Il 29 giugno 2014 – giorno dell’annuncio del Califfato da parte di Isis, rinominato da quel momento “Stato Islamico” sotto la guida del califfo Abu Bakr al-Baghdadi – segna simbolicamente la parziale conclusione e il contemporaneo rilancio di un lungo percorso iniziato diversi decenni fa, al di là di operazioni militari più o meno spettacolari degli ultimi anni.
«Il re è morto. Viva il re!»: ripetuta tre volte dall’araldo annunciava la morte del sovrano e la proclamazione del successore, a garanzia della continuità della casa regnante.
Oggi, alla commemorazione del 13° anniversario del Nine Eleven, questo potrebbe essere anche l’annuncio qaidista.
Le origini del movimento Jabhat al-Nusra li-Ahl al-Sham (il Fronte di sostegno per il popolo della Siria - JAN) costituisce l’ultima delle branch regionali emerse all’interno della galassia qaidista. Il gruppo, la cui comparsa sullo scenario siriano risale al gennaio 2012 (in concomitanza con l’inizio della fase più cruenta del conflitto), è rapidamente divenuto una delle sigle più popolari (e temute) dell’insurrezione.