Since the so-called Arab Spring stormed North Africa in 2011, security cooperation with partner countries along the Southern flank of the Mediterranean Sea has been a primary concern for NATO. The collapse of long-standing regimes in Egypt, Libya and Tunisia has forced the North Atlantic alliance to reconsider its role in the region, exploring options to accompany these countries in their difficult democratization processes.
L’area del Mediterraneo allargato continua a essere caratterizzata da numerose crisi che, lungi dal risolversi, sembrano invece diventare sempre più profonde, coinvolgendo un crescente numero di attori. I focolai di conflitto sono inoltre circondati da contesti e aree in via di transizione che, in cerca di un nuovo equilibrio, difficilmente potranno dare un contributo alla stabilizzazione dell’area.
Almost seven years passed since the beginning of the so-called “Arab Spring” and Algeria remains one of the most stable countries in the region. However, the country is facing the consequences of the high instability in neighboring Tunisia, Libya and the Sahel that reached its territory in 2013 with the spectacular attack of the Ain Amenas Gas facility. During this attack, 800 people were held hostage by the international commando of Mukhtar Bel Mukhtar.
Il 2016 ha visto un incremento del 49% nella vendita di gas naturale algerino, via gasdotto, verso Italia e Spagna [1]. L’anno corrente sembra confermare la ripresa delle esportazioni di idrocarburi dall’Algeria verso l’Europa: a gennaio 2017 si è infatti registrato un aumento del 23% nei flussi di gas naturale attraverso Transmed rispetto a gennaio dell’anno precedente [2] (vedi figura 1).
Mentre le voci sul decesso del presidente algerino Adbel Aziz Bouteflika si riconcorrono in un crescendo incontrollato, l'aria che si respira nel paese nordafricano è quella antecedente una grande tempesta: carica di tensione, immobile, cupa. Intorno al raìs ottuagenario, in carica per il quarto mandato, famiglia e fedelissimi fanno scudo affinché gli avversari non possano sfruttare il momento di fragilità ma, allo stesso tempo, affilano i coltelli per escludersi a vicenda dalla corsa alla successione.
Algeria has recently been at the center of multiple discussions and speculations. Several analysts believe that the country is about to face the second wave of the so-called “Arab Spring”. The regime would collapse and a civil war would follow. Six years after the Arab uprisings, the Algerian regime showed a remarkable degree of stability and continuity.
Sono anni ormai che le Cassandre di turno illustrano lo stato periclitante dell’Algeria e preannunciano il rischio incombente di un suo precipitare in una rovinosa spirale di instabilità.
Gli anni Novanta in Algeria sono stati caratterizzati da una sanguinosa guerra civile le cui pesanti eredità sono riscontrabili ancora oggi: un lungo conflitto interno cominciato nel 1992 – data del colpo di Stato militare – e terminato attorno al 1999, anno dell’elezione del presidente Abdelaziz Bouteflika, anche se episodi di violenza sono continuati negli anni successivi.
I più significativi cambiamenti politici prodotti dalle cosiddette Primavere arabe si sono concentrati in Nord Africa. Tre paesi – Tunisia, Egitto, e Libia – hanno infatti visto la destituzione di dittatori di lungo corso, mentre la mentre la monarchia marocchina è stata costretta a concedere, per fiaccare le proteste, una significativa revisione costituzionale. In un tale contesto, la stabilità del regime autoritario in Algeria è emersa come sorprendente. Questo non significa, ovviamente, che il paese non sia stato attraversato da movimenti di contestazione.