Tra il 28 e il 29 giugno scorsi, Vladimir Putin ha effettuato la sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra in Ucraina. Le destinazioni sono state due: il 28 Dushanbe, capitale del Tagikistan, per un incontro con il presidente Rahmon e il 29 Ashgabat, capitale del Turkmenistan, per partecipare al Sesto Summit dei Paesi litoranei del Mar Caspio, il primo dopo il Summit del 2018, in cui è stata firmata la Convenzione sullo Status Legale del Mar Caspio.
Lo scorso 5 giugno in Kazakistan si è tenuto un nuovo referendum costituzionale. L’oggetto del quesito referendario, convocato un mese prima dal presidente Kassym-Jomart Tokayev, è stato la modifica di 33 dei 99 articoli della costituzione.
Durante la visita ufficiale in Uzbekistan tra 28 e il 30 marzo, il presidente turco Recep Erdogan ha stretto una serie di accordi commerciali con il suo omologo uzbeko Mirziyoyev, esprimendo anche la volontà di trasformare la cooperazione tra i Paesi in una partnership strategica.
Le repubbliche asiatiche dello spazio ex-sovietico stanno soffrendo dei riflessi della crisi economica derivante dal conflitto. Fino a quando resisteranno i forti legami con la Russia?
L’economia delle repubbliche dell’Asia Centrale è strettamente collegata a quella della Russia. Trent’anni di indipendenza non sono stati sufficienti a separare i sistemi economici tra di loro e i paesi della regione risentono ancora del ruolo che avevano nel sistema sovietico.
Si è aperta oggi una settimana cruciale per la crisi in Ucraina e per le relazioni tra Stati Uniti, Europa e Russia.
Il Kazakistan chiude le frontiere, e il presidente Tokaev respinge ogni ipotesi di mediazione con i manifestanti.
Tra il 28 aprile e il 1° maggio, un violento conflitto armato tra le forze armate del Kirghizistan e del Tagikistan si è svolto nel territorio conteso dalle due nazioni attorno al centro di distribuzione delle risorse idriche di Golovnoy a Kok-Tash, nella regione di Batken.
Notte di scontri a Bishkek, dove manifestanti hanno assaltato il parlamento e il palazzo presidenziale denunciando brogli nelle elezioni parlamentari. La commissione elettorale annulla l’esito. Liberato l’ex presidente Atambayev.
Si apre oggi a Bishkek, in Kirghizistan, il summit annuale dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), l’organizzazione regionale che riunisce Cina, Russia, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan, Uzbekistan, India e Pakistan. A lungo rimasta ai margini dell’interesse internazionale, oggi la SCO attira molte attenzioni su di sé per via della crescente cooperazione tra Russia e Cina e del graduale spostamento verso oriente degli equilibri globali.
Continua a preoccupare la situazione afghana, al secondo giorno di proteste a Maimanah, capitale della provincia di Faryab e caposaldo del gruppo di potere uzbeco, in seguito all’arresto di Nizamuddin Qaisari, comandante della forza di polizia locale: sigla sotto la quale si nasconde una milizia privata fedele al vice presidente afghano e signore della guerra Rashid Dostum, in esilio in Turchia e accusato di crimini di guerra, tortura e violenza nei confronti di avversari politici.
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