Mentre la guerra in Siria è ormai entrata nel suo quinto anno – con più di 250.000 vittime e 7 milioni di sfollati, di cui più di 4 milioni rifugiati all’estero – sembra aprirsi una nuova fase del conflitto con un’ulteriore escalation del coinvolgimento degli attori esterni: Russia, Francia, Turchia hanno optato per nuove azioni militari in Siria e in Iraq, mentre l’Italia sembra valutare l’ipotesi di un intervento in Iraq. Un’apparente convergenza di alcune delle potenze coinvolte sembra rilanciare l’azione contro la presenza dello Stato Islamico ma, allo stesso tempo, pare anche riproporre apertamente il regime di Assad come interlocutore politico. Nonostante l’accordo tra Stati Uniti ed Iran, le cui ricadute sul piano regionale non sono ancora chiare, sullo sfondo continua ad agire quell’insieme di fattori che hanno influenzato il conflitto, e che hanno favorito il protrarsi della guerra. Sono gli stessi fattori che per ora allontanano la possibilità di un compromesso più grande sul conflitto siriano e su una più ampia sistemazione pacifica del Medio Oriente.