Nelle ultime settimane, alla crisi di sicurezza nel Mali settentrionale e centrale si è aggiunta una grave crisi socio-politica, con proteste più o meno violente diffuse nella capitale del paese, Bamako.
Gli ultimi eventi di cronaca provenienti dall’Africa occidentale riportano l’attenzione sulla recrudescenza del jihadismo saheliano, che risulta tutt’altro che sconfitto dal dispositivo antiterrorismo franco-americano dispiegato da oltre due anni nella regione. Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi) a differenza del passato sta riuscendo a concentrare sotto il proprio controllo la pletora di sigle della galassia neo-jihadista regionale e per farlo sta cambiando strategia, modus operandi e comunicazione.
La dissoluzione di Séléka, la coalizione dei gruppi armati che mise fine al regime di François Bozizé con la presa di Bangui nel marzo scorso, decisa da Michel Djotodia il 13 settembre scorso, chiude una fase della transizione e ne apre un altra, che si annuncia a tinte fosche.
Una recente escalation di violenza ha investito il Mali riportando le lancette del processo di pacificazione dell’intera regione indietro di qualche luna. Dopo mesi in cui gli unici botti sono stati quelli dei festeggiamenti di libere e partecipate elezioni, nel paese è tornato a risuonare il suono freddo e metallico delle armi. In poco più di una settimana interruzione dei negoziati di pace, scontri e attentati suicidi al nord; sequestri, arresti e un’insurrezione di militari golpisti, al sud.
Dopo la guerra-lampo, elezioni-lampo. Ma non è che una mera questione di simboli. Il 26 luglio scorso il Mali ha votato, ma chi ha vinto davvero questo primo turno di presidenziali è la Francia di Francoise Hollande. Hollande l’Africano, come lo canzona parte della stampa francese. Lo smacco agli Stati Uniti è palese, bruciante.
Lunedì sera all’aeroporto internazionale di Bamako-Senou c’era uno strano clima. E non era a causa dell’Harmattan che ha da poco cominciato a soffiare portando sabbia e un po’ di frescura su tutto il Sahel. Militari armati e nervosi fermavano tutte le vetture in avvicinamento al terminal della capitale del Mali, senza fornire spiegazioni. Caos calmo, come quello che ha caratterizzato la vita quotidiana delle ultime settimane nel remoto paese dell’Africa occidentale.