Il nuovo governo israeliano vede la luce grazie a un solo voto di scarto. Una maggioranza risicata che rispecchia le divisioni delle numerose anime che lo compongono.
Il nuovo governo israeliano vede la luce grazie a un solo voto di scarto. Una maggioranza risicata che rispecchia le divisioni delle numerose anime che lo compongono.
L’accordo per un nuovo governo in Israele sta per sancire la fine dell’era Netanyahu, e per la prima volta dalla fondazione dello stato ebraico un partito arabo entra nell'esecutivo.
In Israele è cominciato il conto alla rovescia per la ‘fine dell’era Bibi”, ma il premier non molla e accusa: “Questa è la frode del secolo”.
51% of Israelis do not want Netanyahu to remain as Prime Minister, while only 21% of Israelis want a government with Haredi parties (Channel 12 poll): looking at the dynamics at play, it seems difficult that this statement will be reinforced by the still uncertain results of March 23rd. The hope is, however, that this election can put an end to the political stalemate of the last two years.
Il 51% degli israeliani non vuole che Benjamin Netanyahu rimanga come primo ministro e solo il 21% vuole un governo con i partiti ultraortodossi (sondaggio di Channel 12): guardando le dinamiche in gioco, sembra difficile che questa affermazione possa effettivamente essere rispecchiata dai risultati (ancora incerti) del 23 Marzo. Si spera però che queste elezioni possano porre una fine allo stallo politico degli ultimi due anni.
Resta alta la tensione in Israele dove a più riprese migliaia di persone sono scese in strada a Gerusalemme, Tel Aviv e altre città per protestare contro il premier Benjamin Netanyahu accusato di aver voluto riaprire troppo presto le attività nel paese, che ora si trova ad affrontare una seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus e uno scontro con Hezbollah al confine.
Da una crisi politica durata quasi due anni ai guai giudiziari di Bibi Netanyahu, fino alla formazione di un "governo d'emergenza" in piena crisi Covid e al rischio di una nuova escalation tra israeliani e palestinesi con l'annessione dei Territori Occupati. Come cambia Israele ai tempi del Coronavirus?
La crisi politica più lunga della storia d’Israele si è risolta con l’insediamento di un nuovo governo di emergenza nazionale. Ma oltre al coronavirus, quali sono gli altri obiettivi del nuovo esecutivo?
È la parte più mediorientale d’Israele che al terzo voto in un anno è riuscita ad avvicinare il premier alla vittoria. La certezza che riuscirà ad ottenere i due seggi che gli mancano per poter governare con la coalizione già costruita non c’è ma appare evidente che, secondo tutti gli analisti israeliani, ormai il gioco è fatto.
“L’Accordo del secolo di Donald Trump è la truffa del secolo”: non si è fatta attendere la replica palestinese al piano di pace per il Medio Oriente presentato ieri alla Casa Bianca. Con il passare delle ore, arrivano le reazioni da tutto il mondo.
In occasione del 75° anniversario della liberazione di Auschwitz, i leader del mondo si sono riuniti a Gerusalemme. Al forum, organizzato da Benjamin Netanyahu al Memoriale dello Yad Vashem, c’erano tra gli altri Emmanuel Macron, Vladimir Putin, Mike Pence, il Principe Carlo e Sergio Mattarella. Ma Varsavia ha disertato l’incontro e con l’Ucraina si è sfiorato l’incidente diplomatico.
Sembra – ma non è certo – che stia per finire la lunga stagione di potere di Bibi Netanyahu. Ai giovani leoni socialisti degli anni Sessanta fu molto più facile liberarsi del monumento David Ben Gurion di quanto non sia per la destra israeliana disfarsi oggi di Bibi: a suo modo un genio della politica e dei suoi inganni.