Cuba non è solo un luogo. È la chiave di una porta chiamata America Latina. Lo aveva compreso, già nell’Ottocento, il poeta e rivoluzionario José Martí. Fu lui a vagheggiare l’idea di un’isola in cui i popoli potessero ritrovarsi in amicizia, “oltre le strettoie degli istmi e le barriere dei mari”. Una frase citata – non casualmente – da Papa Francesco all’arrivo dell’aeroporto dell’Avana, lo scorso 19 settembre.
Borges l’avrebbe definito un “labirinto”. Gli analisti economici preferiscono utilizzare il termine più neutro di “crisi degli holdouts (creditori non pagati)”. La letteratura, però, rende meglio l’idea dell’intricato percorso compiuto dall’Argentina negli ultimi 13 anni. Tanto è trascorso da quel fatidico 23 dicembre 2001, quando l’allora presidente peronista Adolfo Rodríguez Saá dichiarò che il paese non avrebbe ripagato il proprio debito sovrano.
When, in June 2012, David Cameron announced a referendum on the political status – a phrase to avoid calling it on the sovereignty – of the Falkland (or Malvinas) Islands, few had doubts about the outcome. On 10 and 11 March, the kelpers answered a very simple question: «do you wish the Falkland Islands to retain their current political status as an Overseas Territory of the United Kingdom?». As the Argentina’s Ambassador to the United Kingdom, Alicia Castro, said more than a week ago, the result was «100% predictable».