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Califfato

Iraq: la competizione per le aree liberate

Negli ultimi due anni l’Iraq ha assistito a un arretramento inarrestabile dello Stato islamico (IS) dai territori occupati. Sempre più deboli, tanto nella strategia militare quanto nelle capacità amministrative, le milizie di Abu Bakr al-Baghdadi hanno gradualmente perso il controllo degli snodi cruciali che avevano permesso loro di espandersi su tutto il territorio iracheno, a partire da Tikrit, Fallujah e Ramadi nella seconda metà del 2015, fino a Mosul nel luglio 2017 e, pochi mesi dopo, Tal Afar e Hawija (settembre/ottobre 2017).

La lotta dello Stato Islamico contro il corpo femminile

In zone di guerra e realtà politicamente instabili, le donne finiscono per essere due volte vittime delle drammatiche circostanze in cui vengono a trovarsi: sono schiacciate, infatti, sia dai traumi bellici, spesso appesantiti da contrasti politici e/o religiosi, sia dal potere maschile, perché il loro corpo, come sostiene il prof. Marcello Flores, paga “l'aggravante di essere donna”[1].

Siraq: outlook negativo

Il 2015 ha rappresentato un anno denso di avvenimenti per il quadrante siro-iracheno. Dei diversi attori impegnati sul campo, il sedicente Stato Islamico (IS) è forse quello che ha registrato l’andamento più ondivago, alternando importanti successi (a Deir el-Zor, Palmira e nel centro-sud della Siria, oltre che a Ramadi in Iraq) a una serie di sconfitte (Kobane, Tal Abyad, Tikrit e a Sinjar) che hanno in una certa misura dissipato l’aura di invincibilità acquisita nel corso del 2014.

Stato Islamico e strategie di finanziamento: una sintesi

La sopravvivenza dell'IS è anche una questione di fondi: quali sono le strategie economiche adottate dallo Stato Islamico per sostenere le proprie attività, sia terroristiche sia di amministrazione territoriale?

Siria: l’ora del compromesso?

Il conflitto siriano è ormai entrato nel suo quinto anno e, dopo più di 250.000 vittime e 7 milioni di sfollati, di cui più di 4 milioni rifugiati all’estero (ed è bene ricordare che solo una piccolissima parte di questi sceglie la via per l’Europa, mentre la grandissima maggioranza è ripartita tra Turchia, Libano e Giordania), la situazione sul campo continua a segnare uno stallo che sembra senza uscita.

Il califfato compie un anno, il Medio Oriente è all’anno zero

Fino a tre anni fa gli analisti e gli studiosi non avevano dubbi: le rivolte in Tunisia, Egitto, Libia, Siria e altri paesi, assurte alle cronache come le cosiddette “Primavere arabe”, erano viste come il vero punto di rottura che avrebbe ridisegnato gli equilibri regionali in maniera radicale. E, in effetti, la questione che più tiene banco oggi nel Vicino Oriente può anche essere vista come una conseguenza – più o meno diretta – di quelle rivolte.

IS in Siria, l’"utile" grimaldello di Assad?

Lo Stato Islamico (IS) è in Siria. Un’affermazione apparentemente ovvia, ma che, dando un’occhiata alla copertura mediatica dei drammatici eventi mediorientali nell’ultimo anno, appare meno scontata.

La “strana” alleanza di Gaza contro il califfo

Le tensioni emerse negli ultimi mesi tra Hamas e i gruppi locali salafiti hanno alimentato nuove speculazioni circa la possibile penetrazione politica, ideologica e militare dello Stato Islamico (IS) nella Striscia di Gaza.

Il califfato tra storia e mito

Quest'analisi ripercorre la storia di lungo periodo dell’istituto califfale, mettendo in luce gli snodi problematici che hanno accompagnato la sua evoluzione, mostrando le profonde differenze rispetto all’attuale pretesa califfale di IS. Di particolare importanza è l’evidenza posta alla relazione tra obiettivi strategici e decisione nella prospettiva del califfato di questa organizzazione.

Emirati e Giordania alleati chiave degli Usa nella lotta al “califfato”

La lotta al cosiddetto Stato Islamico (IS) sta forse entrando in una nuova, decisiva fase, che non può prescindere da un maggior coordinamento fra gli Stati Uniti e i suoi alleati arabi, Emirati Arabi Uniti (Eau) e Giordania in testa. Perché l’atroce uccisione di Muath Al-Kassasbeh, il pilota giordano precipitato a Raqqa il 24 dicembre scorso con il suo F-16, sta suscitando sdegno e rabbia - come mai finora - tra i paesi arabi che partecipano alla missione, iniziata nel settembre 2014. 

Kurdistan, problema prossimo venturo

Fino a qualche settimana fa, il fatto che si potesse parlare di “country to watch” per il Kurdistan, sembrava un’evenienza non troppo lontana. E, a ben guardare, non appariva tanto come una provocazione, quanto come una prospettiva reale.

L'emirato del Sinai

Il Sinai é del Califfo. O almeno questo risulterebbe ascoltando la proclamazione di fedeltà (Bay’a) del gruppo Ansar Bayt al-Maqdis (ABM), organizzazione terroristica attiva dal 2011 in questa penisola di biblica memoria. Che elementi legati alla galassia del jihadismo internazionale si fossero da tempo mischiati ai leader dei clan locali scontenti del tradizionale atteggiamento delle autorità del Cairo nei loro confronti è noto almeno dal 2012. Sin dall’anno prima, in seguito alla confusione generata dalla repentina caduta dell’ultratrentennale dittatura di Hosni Mubarak, le tribù del Sinai avevano infatti saputo approfittare del temporaneo vuoto di potere per scatenare una lunga sequela di attacchi contro le forze di sicurezza egiziane, progressivamente supportate dai gruppi jihadisti in esse infiltratisi. (...)

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