Quella che sta di nuovo esplodendo in Venezuela è la crisi più annunciata della sua recente e tormentata storia. E rischia di essere anche la più brutale e imprevedibile. Come finirà la folle corsa venezuelana lungo il piano inclinato su cui si avviò una ventina d’anni orsono? Basta una scintilla per dare fuoco alle polveri e gli ingredienti della tragedia sono tutti serviti. C’è innanzitutto la crisi economica, difficile a digerirsi in un paese che per oltre un decennio ha incassato fiumi di denaro pompati dal barile sopra i 100 dollari.
È morto un mito. Non solo nei ranchitos venezuelani, i quartieri più miserabili. Hugo Chávez ha fatto proselitismo in tutta la regione, il suo carisma ha toccato il cuore di centinaia di milioni di latinoamericani.
Il vuoto di potere provocato dalla morte di Chávez non graverà soltanto sul Venezuela, ma è destinato a trascinare con sé pesanti conseguenze su tutta l’area sudamericana; se per alcuni (come i moderati esponenti centristi) avrà il sapore di una tanto auspicata opportunità d’affermazione, per molti altri, mieterà soprattutto timori e incertezze e il campo della semina sembra essere proprio quello del vicino.
L’eredità di Chávez è un frutto avvelenato. Come toccherà sorbirlo ai venezuelani non si sa. Ma che dovranno farlo è scontato. Guardando agli anni di manna petrolifera alle spalle e ai venti favorevoli dell’economia globale che hanno sospinto le vele di tutta l’America Latina, non sfugge che il Venezuela ha gettato un’occasione storica. Poteva costruire un edificio solido e duraturo. Lascia invece macerie economiche, rovine istituzionali, abissi d’odio che non si vede chi potrà colmare. Ma ha speso per il popolo, diranno i devoti.
L’incertezza sulla sorte di Hugo Chávez e sul futuro governo del Venezuela incombe anche sul rapporto bilaterale più importante (assieme a quello con Cuba) per Caracas: quello con gli Stati Uniti d’America. Un rapporto controverso, in cui a inesorabili esigenze economiche si oppongono dai primi anni Duemila battaglie retoriche e geopolitiche.
Gli sviluppi delle iniziative d’integrazione regionale in America Latina costituiscono importanti indicatori degli effetti, diretti e indiretti, del chavismo nel continente. La sua dimensione internazionale può essere identificata nell’ampliamento dell’agenda di nuovi esperimenti di regionalismo, ora più distanti dai tradizionali modelli basati sull’integrazione economica.
Il modello economico di Hugo Chávez, il chavismo, deve fare i conti non solo con l’eventualità di un governo senza la figura carismatica del presidente Chávez, ma anche, e forse soprattutto, con il peggioramento della situazione socio-economica dei venezuelani.