Il primo viaggio del presidente americano Joe Biden in Asia fa tappa a Seul e Tokyo. Ma in realtà riguarda soprattutto Pechino.
Il primo viaggio del presidente americano Joe Biden in Asia fa tappa a Seul e Tokyo. Ma in realtà riguarda soprattutto Pechino.
Lo scorso 9 marzo la Corea del Sud si è recata ai seggi per eleggere il nuovo presidente della repubblica. La fotografia del paese che ci è stata restituita durante lo spoglio del voto è quella di un paese spaccato in due, tanto che il risultato finale ha visto uno scarto tra i due contendenti di appena lo 0,73%.
Seoul cerca di rafforzare la ripresa diversificando le partnership: non solo USA e Cina, ma anche ASEAN. È l’eredità del Presidente Moon in vista delle elezioni.
L’economia digitale è un vanto di Seul. Ma il governo sta cercando di rafforzare la supervisione sulle potenti grandi aziende online.
La connettività è da tempo in cima all’agenda dell’Unione europea che la definisce come “l’insieme delle infrastrutture fisiche e non fisiche attraverso cui beni, servizi, idee, informazioni e persone possono circolare senza ostacoli”. L’attenzione di Bruxelles si è a lungo concentrata sui trasporti, poiché influenzata dalla tipologia di investimenti e prestiti per lo sviluppo infrastrutturale in Europa degli ultimi anni, in primis quelli provenienti dalla Cina, a discapito degli altri tre pilastri della connettività: energia, connettività umana e digitale.
Il 27 aprile i dati pubblicati dalla Bank of Korea hanno confermato che la Corea del Sud ha effettivamente mitigato le ricadute economiche della pandemia. Adeguando le restrizioni all’andamento dei contagi, il governo di Moon Jae-in ha evitato le chiusure generalizzate che per mesi hanno paralizzato la maggior parte delle economie avanzate e il Pil nel 2020 si è contratto di un punto percentuale; soltanto la Cina ha fatto meglio.
Nel novembre 2010 la Corea del Sud è diventata il primo paese asiatico e non membro del G8 a ospitare una riunione dei leader del G20 conquistando finalmente il riconoscimento del suo nuovo status internazionale.
Pyongyang fa esplodere un ufficio di collegamento al confine con la Corea del Sud. È l’ultimo segnale di una tensione crescente, che potrebbe portare a una nuova escalation tra i due paesi.
Le elezioni parlamentari tenutesi in Corea del Sud il 15 aprile sono state la prima tornata elettorale di rilievo dallo scoppio della pandemia di Covid-19, che proprio in Corea aveva avuto uno dei principali epicentri al di fuori della Cina. Eppure, tra rilevazioni obbligatorie della temperatura e misure di distanziamento anche ai seggi, il voto di mercoledì verrà forse ricordato più per i risultati che per le condizioni di voto.
Nella ancor giovane democrazia coreana del Sud – 33 anni – il presidente uscente Moon Jae-in ha stravinto le elezioni. Il suo Partito Democratico ha conquistato 180 dei 300 seggi parlamentari, 60 più del voto precedente. Dall’entrata in vigore della Costituzione democratica del 1987 non c’era mai stata una vittoria così netta.
Quando Moon Jae-in è stato eletto alla presidenza della Corea del Sud nella primavera del 2017, il suo programma di governo prometteva di scuotere le fondamenta su cui l’economia sudcoreana si è basata per decenni. Fin dai tempi della dittatura militare instaurata nel 1961, il modello di sviluppo nazionale si è basato su un forte impulso alle esportazioni e il sostegno statale ai più grossi conglomerati industriali (detti chaebol). E tutt’ora l’economia sudcoreana presenta queste due caratteristiche.