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curdi

USA fuori dalla Siria: cronaca di un ritiro annunciato

Alla fine Trump si è ricordato – e ha fatto ricordare a tutti – che il Commander-in-Chief è lui. Quella della presenza dei soldati americani in Siria è infatti una diatriba che si trascina almeno dalla scorsa primavera, e che per mesi ha visto il Pentagono, deciso a restare, opporsi alla Casa Bianca, decisa a ritirarsi.

Fuga dal Medio Oriente

“Russia, Iran, Siria & molti altri non sono felici della partenza USA nonostante quello che le Fake News dicono perché ora dovranno lottare contro Isis e altri senza di noi”. Vi sembra questo il modo di governare la prima potenza mondiale e, per default, il mondo?

Turchia all'attacco in Siria. Cosa cambia nella regione?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 L'avvio delle operazioni militari turche su Afrin, città della Siria nord-occidentale dominata dalle Unità curde di protezione popolare (Ypg), apre un nuovo fronte della guerra siriana. Quali le ricadute per la Turchia? Quali scenari si aprono per la Siria e per la regione? 

 

 

Turchia vs Curdi: i motivi dell'intervento in Siria

Il 20 gennaio la Turchia ha dato inizio all’operazione militare denominata “Ramo d’ulivo” ad Afrin, città nella parte nord-occidentale della Siria dominata dalle Unità curde di protezione popolare (Ypg). L’obiettivo di Ankara è quello di creare una fascia di sicurezza profonda 30 chilometri che funga da zona cuscinetto al suo confine meridionale. Già nell'agosto 2016 la Turchia aveva avviato un’operazione militare – “Scudo dell’Eufrate” – nel nord della Siria per impedire l’espansione dei curdi a ovest dell’Eufrate e spezzare la contiguità territoriale curda.

 

Siria: La strana convergenza tra Ankara e Assad

Le truppe turche hanno attraversato il confine con la Siria nella zona di Afrin. L’operazione ha l’obiettivo di sconfiggere le Unità di Protezione Popolare (YPG), legate al Partito dell’Unione Democratica (PYD). La Turchia considera le milizie curde una minaccia per la propria sicurezza nazionale, a causa della vicinanza, se non contiguità, al Partito Curdo dei Lavoratori (PKK). Il PKK infatti ha combattuto contro la Turchia per ottenere l’indipendenza del Kurdistan, in un conflitto che, secondo le stime più accreditate, da 1984 sarebbe costato la vita a circa 30.000 persone.

La strategia turca in Siria: le ragioni di Ankara

Dopo averlo minacciato per mesi, la Turchia ha sferrato un attacco contro le Unità curde di protezione popolare (Ypg), il braccio armato del Partito dell’unione democratica (Pyg), nella città di Afrin nel nord-ovest della Siria. Come interpretare le mosse turche contro le forze curde, principali alleati degli Stati Uniti nella lotta allo Stato islamico (IS) in Siria e quali saranno le conseguenze sul teatro siriano e sul piano interno?

Referendum in Kurdistan: più rischi che opportunità

Il popolo curdo rincorre l’indipendenza da decenni. Il 25 settembre si è svolto un referendum consultivo per l’indipendenza della regione semi–autonoma del Kurdistan iracheno da Baghdad: ha votato oltre il 70% degli aventi diritto e per il "sì" si prevede un plebiscito. Sebbene il governo iracheno abbia già dichiarato che non riconosce la validità del referendum, il voto avrà inevitabilmente un forte impatto sul futuro dell’Iraq.

Kurdistan e l'alleato che non ti aspetti: Israele

Non ci sono amici né nemici dei curdi che abbiano gioito o semplicemente mostrato una moderata approvazione quando Masoud Barzani ha annunciato il referendum sull’indipedenza. Nessuno. Evidentemente non i paesi della regione che all’interno delle loro frontiere portano il ”fardello” di un Kurdistan: Iran, Iraq, Turchia e Siria. Ma neanche gli Stati Uniti e la Russia che avevano aiutato i peshmerga a combattere l’Isis.

Referendum in Kurdistan: la Turchia e l'incubo che può diventare realtà

La Turchia è uno dei Paesi più preoccupati per l’esito del referendum sull’indipendenza della Regione Curda del 25 settembre. Il timore è che la sua approvazione possa innescare una reazione a catena che porti il Pkk, il Partito per dei lavoratori del Kurdistan, organizzazione terrorista e separatista a riprendere le armi. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha detto chiaramente che l’integrità dell’Iraq è una priorità e da tempo ha preso contatti con il governo centrale di Baghdad per agire di concerto nel caso in cui il sì al referendum dovesse passare.

I curdi siriani e la fiducia (mal riposta?) in Washington

Probabilmente mai come in questi ultimi anni i curdi sono entrati nel discorso pubblico abituale di così tanti paesi del mondo. In Italia non se ne parlava con questa intensità dai tempi della diatriba sull’estradizione di Ochalan, leader del Pkk turco rifugiato in Italia e che il nostro paese si rifiutava di consegnare ad Ankara. Ma mentre in quell’occasione si trattò di un lampo di pochi mesi, sono ormai anni, dall’ormai leggendaria battaglia di Kobane, che la parola “curdi” ritorna spesso nel vocabolario di giornalisti e commentatori.

Le ambizioni di Barzani in un fragile Kurdistan iracheno

Forse, quella dell’indipendenza dei curdi iracheni, è solo una questione di famiglia. Massud Barzani, leader del Partito Democratico del Kurdistan (KDP), contestato presidente del Governo Regionale Curdo (KRG) e principale promotore del referendum secessionista, è nato nel 1946 a Mahabad, in Iran. Proprio lì e in quell’anno fu annunciata la nascita del primo effimero stato curdo indipendente, ovvero la Repubblica di Mahabad; sempre nel 1946 fu anche fondato il KDP, storicamente il principale partito-movimento dei curdi iracheni.

Lo Stato curdo: storia di un mito

Il 25 settembre i cittadini curdi iracheni saranno chiamati ad esprimere il proprio parere circa l’eventualità che la Regione autonoma del Kurdistan iracheno possa diventare de facto uno Stato indipendente. Mentre la comunità internazionale si interroga con preoccupazione su cosa possa accadere all’indomani del voto referendario, continua ad aleggiare un clima di incertezza circa le ripercussioni del voto.

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