Cresce il peso della sfera politico-militare nella strategia cinese in Asia centrale e meridionale, come emerso dalla recente visita di Xi Jinping in Pakistan nell’ottica della diversificazione dei propri approvvigionamenti energetici. Il Pakistan rappresenta un partner strategico fondamentale per la Cina, che negli ultimi anni ha aumentato il proprio coinvolgimento nel paese nonostante il peggioramento dello scenario di sicurezza pakistano.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe sta portando il suo paese a svolgere un nuovo ruolo nel mondo. Lo ha certificato, dopo l’incontro avuto alla Casa Bianca, il presidente Barack Obama.
Ogni volta che la Cina rivela l’ammontare del budget annuale destinato alle spese militari, la notizia genera grande scalpore sia a livello nazionale che internazionale.
Dopo le illusioni di ripresa degli ultimi due anni, nel 2014 le relazioni politiche ed economiche internazionali si sono ritrovate ancora una volta “in mezzo al guado”. Un guado politico, punteggiato dalle crisi diplomatiche e militari in Medio Oriente, in Libia e in Ucraina e reso più impenetrabile dalle difficoltà di tutte le principali istituzioni internazionali – a cominciare dall’Unione Europea – oltre che dalla perdita di orientamento della politica estera degli Stati Uniti.
Un guado economico, contrassegnato dal nuovo rallentamento del ritmo di crescita dell’economia mondiale ed europea, e accompagnato da un’elevata disoccupazione e da un’inflazione bassa o decrescente quasi ovunque e, in particolare, proprio nell’eurozona.
Il Rapporto Ispi 2015 si propone d’interpretare questa impasse, partendo dall’evoluzione dell’ultimo anno, ma cercando di cogliere le linee di tendenza più profonde. La prima parte del volume è dedicata all’evoluzione complessiva dello scenario internazionale, tanto nella dimensione politica quanto in quella economica. Nella seconda parte, l’orizzonte si restringe sull’Italia, ancora alle prese con una doppia crisi del contesto interno e internazionale.
Tagliare o non tagliare. Questo viene in mente quando si pensa al dibattito sulla Difesa che appare nei media. Certo, l’inizio delle guerre fa altrettanto se non più clamore, così come le tragedie umane a esse legate, ma manca un’attenzione costante ad altri aspetti, fondamentali, che costituiscono il fulcro della politica e le politiche della difesa. Mentre ci si concentra sui mezzi o sugli eventi, non si parla dei fini.
Dal 7 al 23 febbraio 2014 Sochi ospiterà i XXII Giochi olimpici invernali, riunendo oltre 6000 atleti provenienti da 85 paesi e migliaia di visitatori russi e stranieri. Fino a ora, questa tranquilla regione affacciata sul Mar Nero rappresentava un eccezionalismo nel Caucaso settentrionale – da oltre vent’anni tormentato da separatismo, violenza interetnica e terrorismo di matrice islamica – ma l’evento sportivo sta comportando ulteriori sfide alla sicurezza interna e regionale.
Le decisioni emerse nell’ultimo Consiglio europeo di dicembre hanno riguardato anche il tema della cooperazione nell'ambito della difesa. L'Europa è alla ricerca di un sentiero per una coerente politica comune di sicurezza e difesa, resa ancora più necessaria alla luce della continua revisione in negativo delle spese militari.
L’adiz cinese
Dopo una breve parentesi di relativa tranquillità, di recente le acque del Mar Cinese Orientale sono tornate a intorbidirsi, contribuendo all’esacerbazione delle già non idilliache relazioni tra Tokyo e Pechino e a un generale clima di tensione nella regione.
Miscela Strategica
Il budget cinese destinato al settore militare è da tempo in crescita, tanto da aver fatto guadagnare a Pechino il secondo posto nella classifica delle spese militari mondiali. Sebbene tale aumento sia la conseguenza di un processo di modernizzazione delle capacità militari avviato più di vent’anni fa, esso viene percepito come una minaccia sempre più reale dagli stati limitrofi e dagli Stati Uniti. Vediamo in cosa consiste la riforma e perché è così temuta.
Con i suoi 28 Paesi membri, la Nato non potrà mai essere rapida nel senso stretto del termine. Un’alleanza politico-strategica tanto articolata non è in grado di muoversi al passo con gli eventi, come potrebbe invece farlo una singola nazione. Dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione del Patto di Varsavia, all’Alleanza atlantica ha avuto bisogno di tre anni, prima di cominciare a parlare di un suo “Nuovo concetto strategico”. Ma la nuova dottrina Nato risale solo al 1999. Vale a dire dieci anni dopo la fine della guerra fredda.
The predominantly military approach adopted by the U.S. and NATO in Afghanistan is showing its limits. An increase in attacks against on the Coalition forces, especially by personnel infiltrated in the Afghan National Security Forces (ANSF) cast serious doubts on their reliability and arise some questions about the future of Afghanistan. The transfer of power from NATO troops to the Afghan government, now in its fourth and final stage, seems to be in a very deep crisis. Moreover, the assessment of the situation on the ground leaves open many questions for what concerns security, governance and socio-economical situation. The Resolute Support Mission, which from 2015 will replace ISAF is therefore likely to be the same mission with a different name.
To overtake the uncertainties about the role of US and NATO in the future of Afghanistan and to involve the regional partners: that's the only way for achieving the right conditions for a successful transition in all the three fundamental aspects of security, governance and development.
Only a top level and shared agreement could permit to achieve the conditions necessary to bring in an effective and successful shift of power.