Dopo il carbone, è realistico pensare a sanzioni europee sugli idrocarburi russi? Sarebbe poco utile. Meglio agire sulla diversificazione e sulla transizione energetica.
Finlandia e Svezia potrebbero presto entrare nella NATO. Un “effetto collaterale” della guerra impensabile fino a pochi mesi fa, ma ora sempre più concreto. In Finlandia, ancora nel 2019, più della metà della popolazione era contraria all'adesione alla NATO definita come “molto improbabile” dalla prima ministra solo lo scorso gennaio. Ora il 62% è favorevole (+11 punti percentuali dall’inizio della guerra) e il parlamento potrebbe decidere per l’adesione già a metà giugno.
Oggi il premier Draghi è in visita in Algeria, insieme al ministro degli Esteri Di Maio e all’amministratore delegato di Eni Descalzi, per incontrare il presidente algerino Tebboune. L’obiettivo? Aumentare le forniture di gas dall’Algeria e ridurre quelle dalla Russia.
Ieri Putin ha dato seguito alle minacce all’Europa: o dal 1° aprile pagate il gas in rubli, o ci saranno conseguenze. Scoccata la mezzanotte di oggi, però,malgrado i pagamenti UE restino in euro o dollari, le forniture russe non si sono interrotte.
L'Algeria è in prima fila come fornitore di energia alternativo alla Russia. Italia e Spagna sono i maggiori partner, ma le aspettative potrebbero essere eccessive.
Non solo gas: il conflitto potrebbe anche causare una crisi di offerta petrolifera, la Russia è primo esportatore mondiale. Le possibili soluzioni? Solo temporanee.
Accordo “in principle” tra Germania e Qatar per la fornitura di gas naturale liquefatto (GNL). La firma è avvenuta ieri a Doha da parte del ministro dell'economia tedesco Robert Habeck, impegnato in un tour del Golfo alla ricerca di alternative al gas russo. Esclusa la possibilità di rimandare lo spegnimento delle centrali nucleari tedesche previsto per quest’anno, Berlino accelera sul GNL e promette di costruire i suoi primi due terminali di rigassificazione.