La strada vero la neutralità climatica è ancora lunga. E passa inevitabilmente attraverso l'uso dei fossili nel breve periodo.
Pechino si muove con cautela per contrastare il cambiamento climatico. Ma la dipendenza dal carbone è ancora forte.
Il premier italiano Mario Draghi chiama il presidente russo Vladimir Putin. Al centro dei colloqui i migranti al confine polacco, l’Ucraina e i rifornimenti di gas.
L’Italia ha giocato un ruolo fondamentale nella staffetta tra G20 e Cop26. In particolare, all’Italia viene riconosciuto il merito di aver organizzato gli incontri della Pre-Cop con il primo Youth4Climate della storia. A settembre le voci di quasi 400 giovani provenienti da 186 Paesi si sono fatte sentire e hanno formulato importanti contributi che sono stati veicolati ai delegati del G20 e soprattutto a quelli riuniti a Glasgow.
Al temine di serrati negoziati, la Cop26 si è conclusa con l’adozione del Glasgow Climate Pact. Tra le questioni più divisive e impegnative in termini della ricerca di un compromesso, vi è stata sicuramente quella relativa alla finanza climatica internazionale.
Su questo tema la principale linea di divisione nei negoziati della Cop26, così come nella storia di tutte le altre conferenze ONU sul clima, è rappresentata in primo luogo dagli interessi spesso divergenti tra paesi sviluppati, da un lato, e paesi in via di sviluppo e paesi poveri dall’altro.
L'accordo di Glasgow, pur imperfetto, segna la strada per i futuri impegni climatici. E l'Europa deve muoversi principalmente sul piano della Climate Diplomacy.
"Keeping 1.5°C alive”. Questo il mantra ripetuto dal padrone di casa Boris Johnson. Ovvero: nonostante i continui moniti degli scienziati, un accordo per il contenimento del riscaldamento entro questa soglia non è ipotizzabile, per cui ci si può solo limitare a tenerne viva la speranza.
Molte promesse, pochi impegni. È quanto emerge dalla prima bozza della dichiarazione finale della Cop26. Per la prima volta si menziona esplicitamente l’impegno ad “accelerare l'eliminazione del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”. Ma senza dettagli o date, siamo lontani da quel “relegheremo il carbone alla storia” promesso dalla presidenza britannica.
Rendere più sostenibili le nostre economie richiede uno sforzo economico e sociale eccessivo? Se ne discute alla COP26 di Glasgow. Il finanziamento della transizione climatica (pubblico e privato) appare più sostenibile di quanto traspare nel dibattito pubblico. Ecco perché.
Duecento paesi, più di 100 capi di Stato e di governo, oltre 30.000 delegati. Domenica con COP26 sono iniziate due settimane di intensi negoziati sul clima. Tra ieri e oggi la conferenza ha già fatto segnare due successi: 110 paesi (Brasile incluso) si sono impegnati a fermare la deforestazione, e 80 paesi ad abbattere le emissioni di metano, entro il 2030.
Nessuna cessione di sovranità in tema di energia. Questo il risultato del Consiglio dei Ministri europei dell’Energia di ieri, dove si sono discusse le misure per far fronte alla crisi energetica e prevenire possibili shock futuri.
L’idrogeno verde pone l’UE di fronte ad una scelta: replicare il modello attuale di dipendenza energetica, o raggiungere una propria autonomia. Un’analisi costi-benefici.