Per la prima volta dal 2002, oggi euro e dollaro valgono uguali. Una parità che evidenzia il crescente divario tra le prospettive economiche statunitensi e quelle dell’Eurozona, più esposta alle conseguenze della guerra in Ucraina e alle ritorsioni di Mosca sulle importazioni di gas.
Tra le conseguenze economiche del conflitto ci saranno l’aumento dei prezzi e rallentamento della crescita. Cosa farà la BCE? La priorità è evitare la stagflazione.
Il conflitto in corso può rallentare la ripresa, inducendo l’UE a rimandare le riforme di politica fiscale e monetaria. La crisi offre invece un’opportunità di azione.
Cosa c’è dietro alla recente svalutazione della moneta europea nei confronti del dollaro? Occhio a inflazione, politiche fiscali e frammentazione politica.
Quando la pandemia ha colpito, le economie europee i governi nazionali si sono trovati in prima fila nel provare ad attenuarne gli effetti sanitari ed economici. Non poteva che essere così, visto che la capacità di bilancio nell’UE (e nella zona euro) rimane una prerogativa dei Paesi membri.
Nel giorno in cui ha preso avvio un altro Consiglio europeo in cui è stata Brexit a tenere banco, ISPI ha lanciato la newsletter "Le parole dell’Europa”, che accompagnerà i propri lettori fino alle elezioni europee del 26 maggio.
Ancora una volta le elezioni federali tedesche potrebbero rivelarsi uno spartiacque nella storia europea. Nello stesso modo in cui l’arrivo di Helmut Kohl e l’unificazione tedesca accelerarono l’adozione della moneta unica, la rielezione della cancelliera Angela Merkel, ritenuta probabile dai sondaggi della vigilia, dovrebbe facilitare una riforma dell’unione monetaria. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha parlato di “finestra di opportunità” da qui alla fine della legislatura, prevista nel 2019, per rivedere l’assetto della zona euro.
Il clima di incertezza che domina il contesto internazionale è aggravato da una serie di notizie parziali, fake news e incomprensioni. Con la nuova pubblicazione online "Fact Checking", l’ISPI sceglie di volta in volta un tema di grande attualità su cui intende fare chiarezza, fornendo un’informazione sintetica e il più possibile fondata su dati oggettivi.
Intervista a Romano Prodi, Presidente della Commissione Ue (1999–2004) e del Consiglio dei Ministri (1996–1998 e 2006–2008)
Come gli altri stati membri dell’Unione economica e monetaria europea (EMU), anche l’economia francese è stata colpita dalle crisi internazionali del 2007-’09 e dalle crisi europee del 2010-’13. Il tasso di crescita macroeconomica e gli incrementi nel reddito pro-capite della Francia sono stati, però, superiori alla media dell’EMU e inferiori a quelli dei paesi più forti dell’area. Infatti, nel 2016 il PIL francese ha superato del 4,9% quello del 2008, mentre l’analogo dato medio dell’EMU è stato pari al 2,7% e quello della Germania pari allo 8%.
Intervento del Presidente emerito Giorgio Napolitano nell'Aula del Senato (17 marzo 2017).
La crisi che investe l'Unione europea non ha nulla di contingente o episodico e non potrà essere "rimontata" con qualche aggiustamento. Essa riguarda tanto l'assetto delle sue istituzioni, quanto l'idea o il senso o "la causa finale" della sua costruzione.