Poiché le società sono perfettibili, qualsiasi tentativo di frenare la loro evoluzione porta alla stagnazione. E se, invece di lavorare a questo perfezionamento, i governi responsabili si impegnano a protrarre l’immobilismo, allora ecco che cominciano a saturare le prime pagine con la difesa dei propri “successi”. A Cuba, il proposito rivoluzionario era ancorato al passato e ha fatto precipitare il paese nella più profonda crisi della sua storia.
A metà degli anni Cinquanta del Novecento, Cuba riassumeva molti dei mali dell’America Latina. Corruzione, malaffare, profonde disuguaglianze economico-sociali erano alcuni dei tratti dominanti di questa piccola isola situata a poche miglia dalle coste statunitensi. La disparità fra una minoranza di ricchi e una maggioranza di popolazione che viveva in condizioni disagiate se non di vera e propria povertà, era abnorme, in particolar modo a livello rurale.
Qui di seguito proponiamo una raccolta di libri sulla figura di Fidel Castro:
- Fidel Castro: My Life: A Spoken Autobiography, Ignacio Ramonet e Fidel Castro
http://www.amazon.com/Fidel-Castro-Life-Spoken-Autobiography/dp/1416562338
- Raul Castro and the New Cuba: A Close-Up View of Change, Harlan Abrahams e Arturo Lopez-Levy
Con la fine della Guerra Fredda e il dissolvimento dell’Unione Sovietica, molti analisti avevano predetto la caduta del regime castrista nel giro di pochi anni. Pur tra mille difficoltà, il sistema cubano è riuscito a sopravvivere per oltre un ventennio e solo la transizione lanciata nel biennio 2006-08 (allorquando i problemi di salute di Fidel Castro sono divenuti evidenti) aveva fatto emergere alcuni elementi di discontinuità e novità nelle strategie politico-economiche del paese.
Nato nel 1926 da una famiglia di latifondisti benestanti, Fidel Castro dopo aver conseguito gli studi in giurisprudenza iniziò rapidamente a manifestare le sue idee politiche, dapprima, come attivista e politico e successivamente come guerrigliero clandestino nei confronti del regime dittatoriale del Presidente filo-statunitense Fulgencio Batista.
No vamos a ser eternos gobernantes, promise Fidel Castro nel 1961, parlando come sempre di sé al plurale. Era convinto di incarnare pueblo, revolución, nación, e che chi dissentiva fosse antipueblo, contrarrevolución, antinación. Invece ha governato in eterno. E verrà sepolto affianco a José Martí, padre della patria che chissà se sarebbe contento di averlo vicino.
“Gli unici a preoccuparsi per il miglioramento delle relazioni fra Washington e L’Avana sono stati i venezuelani”. La frase, pronunciata dal segretario di Stato John Kerry di fronte al Senato, il 24 febbraio, non è completamente vera, ma sottolinea un effetto collaterale rilevante del processo di avvicinamento fra i due ex nemici giurati. Anche i repubblicani, gli esuli cubani di Miami e una parte minoritaria del dissenso subiscono con evidente fastidio il “nuovo corso”.
«Come nel finale di un romanzo un po’ mistico e un po’ storico di Anatole France, la mia risposta è parca: Fidel, quale Fidel? Scusi, è passato troppo tempo e la memoria comincia a tradire il vissuto». Questa è la risposta dello scrittore e blogger cubano Orlando Luis Pardo Lazo alla domanda: «Chi è Fidel Castro?». Il giovane oppositore, vincitore del premio letterario Kakfa 2009, è uno specchio del pensiero e della posizione dei dissidenti cubani.
La Rivoluzione Cubana, e la figura di Fidel Castro Ruz, hanno segnato profondamente la storia dell’America Latina nella seconda metà del Novecento. E non per il carattere “romantico” o eroico della sua epica, e in particolar modo dell’icona di Che Guevara, ma perché incarnò le aspirazioni del sub continente ancora irrisolte dai tempi del colonialismo spagnolo e portoghese.
«Il socialismo? Non funziona più neanche a Cuba». Le parole di Fidel Castro, registrate in una delle ultime interviste che ha rilasciato, (quattro anni fa a Jeffrey Goldberg, giornalista americano della rivista The Atlantic), dovrebbero archiviare definitivamente le illusioni dei suoi più irriducibili e sostenitori.