Tra pochi giorni sapremo quali saranno i due contendenti alla sfida finale del 7 maggio. I sondaggi, mai così abbondanti come in questa tornata, hanno dato negli ultimi quindici giorni risultati sorprendenti mettendo quattro candidati quasi sulla stessa linea e quindi con uguali possibilità di accedere al secondo turno. Anche in Francia i sondaggisti sono però in crisi, come dimostrano i macroscopici errori di valutazione nelle competizioni primarie per la scelta del candidato socialista e, soprattutto, di quello gollista.
È stato un anno vissuto davvero pericolosamente il 2015 per la Francia. Dall’attentato a Charlie Hebdo (gennaio) alle stragi di Parigi (novembre), fino alle elezioni regionali di dicembre, il paese è stato impegnato contemporaneamente su diversi fronti (la sicurezza interna, l'impegno militare, la crisi politica, economica e sociale). Uno sforzo immane, che avrebbe richiesto compattezza politica, rinnovate energie e visione strategica.
Poco meno di un anno fa, all'interno del mio contributo al Rapporto Ispi 2014, scrivevo della prevedibile ascesa nell’Unione Europea dei partiti nazional-populisti, confermata poi dalle elezioni di maggio, con la rilevante eccezione dell’Olanda, dell’Austria e, in parte, dell’Italia. Partiti euroscettici come l’Ukip britannico e il Front National francese sono risultati primi per consensi nei rispettivi paesi.
La vittoria del Front National a Brignoles, contro un candidato della destra moderata sostenuto però teoricamente anche dalla sinistra, ha gettato nel panico la politica francese. Il risultato del piccolo centro provenzale sarebbe la conferma di ciò che in molti temono: a poca distanza dalle elezioni comunali che interesseranno le città più importanti in marzo, e dalle europee di maggio, secondo i sondaggi la formazione guidata da Marine Le Pen è la forza politica più votata del paese.