In early April 2019, General Khalifa Haftar instructed the Libyan National Army (LNA) to take Tripoli by force, initiating Libya’s Second War of Post-Qadhafi Succession. Drawing upon the Libya-Analysis proprietary real time militia mapping project, this paper examines the main armed groups involved in the war: ascertaining their strengths, weaknesses, command and control structures, motivations, alliances, military capacities, and financing. It illustrates how all armed groups in Libya exploit the country’s dysfunctional war economy.
Yes. Khalifa Belqasim Haftar, a high-ranking soldier with deep political ambitions, is in many ways representative of Libya and its conflicted character. He rose through the ranks initially under Ghaddafi's protection but fell out of favour during the war with Chad. In 1987, he became a prisoner of war and Gaddafi disowned him.
Sì. Khalifa Belqasim Haftar, militare di alto rango con profonde ambizioni politiche, rappresenta sotto molti aspetti la Libia e la sua natura controversa. Cresciuto sotto l’ala protettrice di Gheddafi come militare di professione, ne perse il favore durante la guerra contro il Ciad. Imprigionato, fu rilasciato grazie all’intervento americano, vivendo negli USA per decenni ed è tornato alla ribalta nel 2011, durante la rivoluzione libica che vide il rovesciamento del rais e di un sistema che aveva resistito per più di 40 anni.
L’idea di una conferenza internazionale sulla Libia organizzata dall’Italia è nata in occasione della visita del premier Giuseppe Conte a Washington lo scorso luglio e, nell’immediato, ha trovato l’appoggio del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, favorevole a un rinnovato impegno del nostro Paese nel teatro di crisi del paese nordafricano. Al summit tenutosi a Palermo il 12 e 13 novembre, tuttavia Trump non ha preso parte, così come diversi dei capi di stato – da Putin a Macron – ai quali inizialmente si era pensato.
There are some good reasons, why the Libya Political Agreement (LPA) is in a dead-end road. Several things went wrong in negotiating and implementing the agreement from the very beginning. The delegates participating in the so-called “Libya Dialogue” in Geneva and Skhirat, Morocco, were not representative for the parties on the ground, in particular not for the powerful militias.
La Libia appare oggi un paese allo sbando, che vive una situazione di caos, vicina a quella che potrebbe definirsi una “multifactional civil war”, una guerra civile tra numerose fazioni, seppure a bassa intensità.
A quasi tre anni dalla caduta del regime di Gheddafi e dalla sua uccisione, la Libia si appresta a vivere uno degli appuntamenti più importanti della propria storia recente, con le elezioni politiche del 25 giugno.
Le elezioni politiche in Libia di mercoledì 25 giugno 2014 non hanno semplicemente l’obiettivo di rinnovare un parlamento fortemente screditato e lacerato dai ripetuti tentativi di scioglimento e di ricostituzione che si sono susseguiti dopo la conclusione del suo mandato lo scorso 7 febbraio, ma hanno la più generale ambizione di far uscire il paese da una situazione di profonda crisi.
Today, Wednesday 25 June, Libyans go to the polls for the second time since Gaddafi’s fall in 2011. The atmosphere surrounding the polls is not one of enthusiasm and participation. Libya is slowly but steadily slipping into a period of protracted violence, if not a full blown civil war. Elections were seen by many as a panacea but they may turn out to be a missed opportunity if no meaningful reconciliation is started and if a low turnout affects legitimacy.
The political developments in Libya are heavily influenced by numerous armed groups. As this will remain unchanged after the upcoming elections it is useful to assess their capabilities, political affiliation, alliances and future intentions.