Il 3 settembre 2014 il capo di al-Qaeda Central, Ayman al-Zawahiri annunciò al mondo islamista la nascita di un nuovo gruppo combattente il cui scopo principale era diffondere il jihad in tutto il subcontinente indiano. Da diversi anni nelle regioni del Kashmir, nel Gujarat, Assam e Burma i musulmani soffrivano la politica discriminante dei rispettivi governi che li aveva condannati all’isolamento e in alcuni casi alla persecuzione.
Gli ultimi mesi del 2016 hanno visto una pericolosa escalation militare in Kashmir, la regione all'estremo nord-occidentale del subcontinente indiano e teatro di una delle crisi più prolungate dell'Asia meridionale.
Il gruppo Brics ha concluso il suo ottavo vertice lo scorso fine settimana a Goa, in India, con una dichiarazione finale che parla di cooperazione economica “dall'agricoltura all'industria all'innovazione”. Accompagnato da un “Business forum”, una fiera e alcune manifestazioni culturali (per il futuro si parla perfino di un torneo di calcio under 17), il vertice inaugura l'anno di presidenza di turno indiana. Insomma: il gruppo delle “economie emergenti” del pianeta ha ormai le sembianze di una vera e propria istituzione.
L’8 giugno, durante la sua quarta visita a Washington nei due anni dal suo insediamento, il primo ministro indiano Narendra Modi ha parlato al Congresso degli Stati Uniti. È stato invitato da Paul Ryan, speaker della Camera dei Rappresentanti ed è il sesto premier indiano nei 69 anni della Repubblica parlamentare federale dell’India a parlare al Congresso, quarantotto minuti di discorso che The Times of India – il quotidiano in inglese più letto del subcontinente e l’ottavo in assoluto – non ha esitato a definire “a thrilling speech”.
A quattro anni dai fatti, è arrivata ieri la prima vera svolta del complicato caso che vede coinvolti i due marò italiani. Il Tribunale de L’Aja ha stabilito che il fuciliere della marina Salvatore Girone - al momento in libertà vigilata a New Delhi - potrà aspettare in Italia l'esito dell'arbitrato internazionale. Le condizioni del rientro sono ancora oggetto di trattative tra i due governi ma il rientro è previsto a breve.
L’india vuole recuperare un ruolo di primo piano in Asia e lo fa compiendo un passo verso il Giappone. Per la politica di nuova assertività del Giappone nei confronti di Pechino non basta il solo appoggio americano, ma serve anche un riferimento asiatico di peso, quale quello dell’India, che a sua volta ha bisogno di confermare le modalità della sua “convivenza competitiva” con la Cina. Lo sviluppo del mercato indiano offre opportunità a investitori come le multinazionali giapponesi.
Il presidente cinese Xi Jinping incontra fra il 14 e il 16 maggio il premier indiano Modi durante una visita caratterizzata dal legame personale che si sta instaurando fra i leader carismatici di India e Cina. Il dialogo tra i due giganti asiatici potrebbe ridisegnare gli assetti regionali e solleva questioni sulla continuità degli equilibri globali. Il rilancio della Via della Seta, una nuova banca mondiale e una regionale; la costruzione di isole artificiali nel Mare Cinese meridionale, operazioni militari congiunte con la Russia nel Mediterraneo e accordi energetici e infrastrutturali con russi, kazaki, birmani e pakistani. Queste sono alcune delle iniziative di politica estera negli ultimi due anni della Cina di Xi Jinping, un presidente che sta dando un nuovo senso alla proiezione internazionale del proprio paese, mostrando un'assertività prima sconosciuta alla nazione più popolosa del mondo. Nonostante il dichiarato impegno in Asia, gli Stati Uniti di Obama si trovano a dover affrontare un antagonista temibile che comincia a mettere a segno le prime vittorie, come l'adesione dei principali paesi europei all'Asian Investment Infrastructure Bank nonostante l'opposizione di Washington, e che continua a farsi sempre più audace nelle proprie rivendicazioni territoriali.
Come sono cambiati i rapporti fra Cina e India con l’avvento di due leader carismatici quali Modi e Xi Jinping?
Oggi e domani si tiene a Pechino l’APEC Economic Leaders Meeting, un incontro annuale a cui partecipano i leader di 21 economie che si affacciano sull’Oceano Pacifico. Il meeting APEC 2014 potrebbe segnare una svolta nella politica estera cinese e assume particolare importanza per comprendere l’attuale peso politico internazionale della Cina, un attore sempre piuttosto riluttante che potrà tuttavia essere determinante nei prossimi anni sia negli scenari politici regionali, sia nelle negoziazioni sulla governance finanziaria globale.
Nel gioco dell’oca degli equilibri di potenza in Asia, le caselle dell’India e della Cina sono di quelle che possono fare la differenza. Pechino ha consolidato una posizione di rilievo a livello globale, ma guarda con qualche preoccupazione al rallentamento dei suoi ritmi di crescita, dietro i quali potrebbe stagliarsi l’ombra sempre negata, ma sempre possibile, dell’instabilità sociale.
Un concentrato di attività diplomatica al massimo livello come quello che si profila questa settimana nella regione asiatica appare già di per sé straordinario, quasi come una nuova indicazione simbolica dello spostamento del baricentro geopolitico dall’Atlantico verso Est.
Il riaggiustamento in corso della collocazione internazionale dell’India in seguito alla vittoria elettorale di Narendra Modi, confermata dalle recenti consultazioni in due importanti stati dell’Unione come Haryana e Maharashtra, pone la Cina di fronte a una scelta strategica di fondo: continuare lungo la linea ampiamente collaudata per quanto riguarda i rapporti con New Delhi puntando tutto sul Pakistan o cambiare rotta muovendo dal presupposto che la crescita del peso economico, diplomatico e militare di Cina e India impone un nuovo approccio.