intervento militare | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Executive Education
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

intervento militare

Missione in Libia, analisi della capacità operativa dei gruppi armati: armi ed equipaggiamenti

All’indomani del tentativo di insediamento a Tripoli del governo di unità nazionale guidato dal premier incaricato Fayez al-Sarraj, sembra concretizzarsi l’ipotesi di un intervento militare che veda l’Italia tra gli attori principali, se non addirittura alla guida formale della coalizione internazionale composta, tra gli altri, da Stati Uniti, Francia e Regno Unito.

La discesa in campo della Germania nel conflitto in Siria

La complessità del quadro siriano e del pericolo di IS per l’Europa ha costretto il governo di Berlino ad abbandonare la dottrina del non-intervento e decidere d’intervenire militarmente in Siria, una svolta nella storia della recente politica estera tedesca. Angela Merkel desidera così dare alla Germania un nuovo ruolo internazionale, ma, sembra, soprattutto rilanciare internamente la sua politica, che parrebbe tutt’altro che sulla via del tramonto.


Cina-Afghanistan: cambio di passo con cautela

Afghanistan chiama Cina, con il beneplacito di Washington; e Cina risponde, ma con circospezione se non proprio di malavoglia. L’opinione diffusa nell’entourage del presidente Xi Jinping, che si riflette negli editoriali dei giornali che contano, è evidente. Per gli Stati Uniti l’avventura afghana ha avuto costi elevatissimi sotto tutti i punti di vista, certo incompatibili con la modestia dei risultati.

Falsi miti/3: la liceità delle operazioni russe in Ucraina

Alcune crisi internazionali in corso (si pensi in particolare alle operazioni militari contro l’IS o Isis) paiono mettere in discussione la tenuta della disciplina ‘tradizionale’ attinente al divieto di uso della forza nelle relazioni internazionali ed alle sue eccezioni. È invece indiscutibile che l’intervento russo in Ucraina, per quanto possano essere ‘originali’ certe sue caratteristiche e modalità di attuazione, ricada tra le violazioni palesi del diritto internazionale.

Falsi miti/2: la guerra ibrida russa

La crisi che nel corso del 2014 ha travolto l’Ucraina è stata, comprensibilmente, l’epicentro di una serie di ripensamenti politico-strategici su diversi fronti. Le vicende ucraine hanno infatti investito, oltre gli assetti politici e i conflitti interni al paese, anche la politica estera russa e le diverse aspettative che i paesi occidentali avevano rispetto ai disegni politici di Putin, alla Nato e infine le priorità dell’Alleanza  di fronte a una politica più assertiva da parte russa, l’Ue e le sue divisioni interne.

Ancora un'ultima chance per la Libia

La Libia appare oggi un paese allo sbando, che vive una situazione di caos, vicina a quella che potrebbe definirsi una “multifactional civil war”, una guerra civile tra numerose fazioni, seppure a bassa intensità. 

Mali e Centrafrica: l'interventismo di Hollande, il gendarme d'Africa

Dopo il Mali, la Repubblica Centrafricana. La seconda guerra di François Hollande, iniziata il 5 dicembre scorso, continua nell’ombra. La Francia dimostra una volta di più di perseguire una politica interventista nel continente nero, dispiegando migliaia di soldati, mezzi pesanti e aviazione nelle ex-colonie colpite da crisi securitarie. Queste “operazioni umanitarie” sono, in realtà, le ultime carte che l’Eliseo può giocarsi nell’estrema difesa dei privilegi economici della potenza coloniale che era.

Ora le potenze si misurano nei mari d'Asia

L’adiz cinese

Dopo una breve parentesi di relativa tranquillità, di recente le acque del Mar Cinese Orientale sono tornate a intorbidirsi, contribuendo all’esacerbazione delle già non idilliache relazioni tra Tokyo e Pechino e a un generale clima di tensione nella regione.

Il puzzle incompleto delle nuove alleanze

A parte qualcuno che vive dalla parti della Russia (come ad esempio Vladimir Putin, che ha definito la fine dell’Unione Sovietica come “la piú grande catastrofe del XX secolo”) sono pochi, a Est e a Ovest, i nostalgici della Guerra Fredda. Eppure va riconosciuto che le conseguenze della sconfitta dell’Urss non sono state tutte positive sotto il profilo del sistema internazionale.

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157