Non è un segreto che l’accordo sul nucleare iraniano sia oggi motivo di forti divisioni fra Tel Aviv e Washington. Come ricorda un bell’articolo di Amos Yadlin e Avner Golov su Foreign Affairs, ad allargare la distanza fra la visione israeliana e quella americana vi sono almeno quattro fattori. (...)
Al termine di un lungo e impegnativo round negoziale, Iran e paesi del gruppo 5+1 sono riusciti nell’intento di siglare una prima intesa che funga da quadro di riferimento per il raggiungimento di un accordo più ampio sul dossier nucleare iraniano.
Quali sono le possibili conseguenze del raggiungimento dell’intesa per l’Iran, per i paesi della regione e per i paesi coinvolti nei negoziati?
L’ottimismo diplomatico che ora avvolge le trattative sul dossier nucleare iraniano sembra prospettare un imminente accordo di natura pluriennale tra il P5+1 e Teheran destinato a cambiare lo status quo del Medio Oriente. L’accettazione de facto dell’Iran come interlocutore regionale da parte in primis degli Stati Uniti sottintenderebbe, infatti, la ricostruzione di un nuovo equilibrio all’interno del sistema mediorientale.
Alla vigilia del capodanno persiano si proietta, dopo mesi di trattative, un primo accordo importante sul nucleare tra Teheran e il gruppo ‘5+1’. Si potrebbe sottolineare che un tale risultato, qualora dovesse essere concretamente realizzato, rappresenti il frutto della politica estera del governo pragmatista iraniano di Hassan Rohani e della c.d. Obama Doctrine. Infatti, negli ultimi due anni, sia il presidente statunitense sia quello iraniano si sono impegnati, in prima persona, per raggiungere un solido accordo sul nucleare.
Sono in corso a Losanna negoziati cruciali tra l’Iran e rappresentanti del 5+1 (Cina, Francia, Germania Regno Unito, Russia e Stati Uniti) per definire, entro fine mese, un’intesa politica di lungo periodo sul programma nucleare iraniano, che, stando a quanto p
Redatta dal giovane senatore dell’Arkansas, Tom Cotton, e firmata da 47 dei 54 membri repubblicani del Senato, la “lettera aperta ai leader della Repubblica islamica dell’Iran” lascia a bocca aperta per il suo contenuto e per la forma, a dir poco irrituale e provocatoria. Questo gruppo di senatori asserisce di dover scrivere ai vertici di Teheran perché forse essi non “comprendono appieno la natura del sistema costituzionale” americano. Nel farlo, li informa che i trattati veri e propri abbisognano della ratifica di una maggioranza qualificata al Senato.
Il negoziato per il raggiungimento di un accordo tra l’Iran e i P5+1 sul controverso programma nucleare di Tehran è senza dubbio oggetto di particolare attenzione nei paesi arabi del Golfo.
As every round of Iran nuclear talks unfolds, the negotiators emerge in public to provide variations on the same mantra: good progress was made; serious gaps still remain. With the end of March deadline for a basic understanding nigh, it is time to bridge these final gaps.
La lotta al cosiddetto Stato Islamico (IS) sta forse entrando in una nuova, decisiva fase, che non può prescindere da un maggior coordinamento fra gli Stati Uniti e i suoi alleati arabi, Emirati Arabi Uniti (Eau) e Giordania in testa. Perché l’atroce uccisione di Muath Al-Kassasbeh, il pilota giordano precipitato a Raqqa il 24 dicembre scorso con il suo F-16, sta suscitando sdegno e rabbia - come mai finora - tra i paesi arabi che partecipano alla missione, iniziata nel settembre 2014.
Quando alla fine del 2011 ‘Ali ‘Abd Allah Saleh fu costretto a lasciare il potere che deteneva da 33 anni e ‘Abd Rabbih Mansur Hadi, suo vice da 16 anni, ne prese il posto, sanzionato dalle elezioni del 2012, parve ai più che anche per lo Yemen, liberatosi come Tunisia, Egitto e Libia del proprio autocrate, s'inaugurasse una feconda primavera.
La Repubblica Unita dello Yemen, che comprende l’isola di Socotra nell’Oceano Indiano e gli arcipelaghi di Perim e Kamaran sul Mar Rosso, è uno dei paesi più poveri del mondo. La sua posizione strategica nell’angolo meridionale della penisola arabica (2000 chilometri di costa e solo 25 chilometri di distanza via mare da Gibuti), ai confini con il Sultanato dell’Oman e con l’Arabia Saudita, ne costituisce la sua importanza da secoli.
Abstract
La nuova tensione politica in corso, sul piano internazionale, tra Russia e Cina e il fronte occidentale, sfociata in diverse zone quali l'Ucraina, Hong Kong e nello stesso Medio Oriente, potrebbe influenzare, in modo considerevole, gli attuali equilibri di potenza sia sul piano internazionale sia sotto il profilo regionale. Questa crisi potrebbe offrire all’Iran un ruolo nuovo e rilevante.