A 10 anni esatti dalla morte, il fantasma di Muammar Gheddafi continua ad aleggiare sulla Libia. Che si avvia al voto del 24 dicembre, per lasciarsi alle spalle un decennio ‘perso’.
A 10 anni esatti dalla morte, il fantasma di Muammar Gheddafi continua ad aleggiare sulla Libia. Che si avvia al voto del 24 dicembre, per lasciarsi alle spalle un decennio ‘perso’.
Il 20 ottobre 2011, esattamente dieci anni fa e dopo otto mesi di guerra civile, il leader della Libia Muammar Gheddafi veniva catturato nell’entroterra di Sirte, brutalmente torturato e poi ucciso. Con lui, due dei suoi figli: Mutassim e Saif, il primo ucciso mentre tentava la fuga, il secondo catturato e ultimamente riapparso dal nulla, dopo essere stato liberato dalle stesse milizie che lo hanno tenuto ostaggio per anni.
Negli ultimi tre mesi i fatti sembrano aver portato la Libia nuovamente in un vicolo cieco. Le tensioni tra il Governo di unità nazionale (Gnu) di Tripoli, ufficialmente riconosciuto dalle Nazioni Unite, e la Camera dei rappresentanti (HoR) di Tobruk stanno aumentando, complice anche la rinnovata presenza del maresciallo di campo Khalifa Haftar, spoiler del processo di pace che peraltro, al momento, non ha ancora voluto riconoscere il Gnu.
Il parlamento di Tobruk sfiducia il governo Dbeibah, che resta al suo posto. Ma la lotta tra le istituzioni è specchio di un paese con molti centri di potere.
Approvato il rifinanziamento alla missione di collaborazione con la cosiddetta Guardia costiera libica. Caduti nel vuoto appelli e inviti al boicottaggio in nome dei diritti umani.
La Libia si trova a uno snodo cruciale della propria storia dopo la fine del regime di Muammar Ghaddafi a seguito dell’intervento militare a guida Nato del 2011. Dopo dieci anni di conflitto quasi ininterrotto, la divisione del Paese e delle sue istituzioni e l’escalation militare lanciata dal Generale Khalifa Haftar nel tentativo di conquistare Tripoli tra aprile 2019 e l’estate del 2020, la Libia sembra ora aver voltato pagina.
A dieci anni dalle rivolte arabe e dalla guerra di Libia che portò alla caduta del colonnello Muammar Gheddafi è possibile tentare un primo bilancio storico di quegli eventi e porli in relazione con quanto avvenuto in seguito. Non è possibile affermare un nesso causale troppo stringente tra la fine del regime e la successiva guerra civile, nondimeno è innegabile che alcune dinamiche che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la crisi libica trovino parziale spiegazione nelle convulsioni del periodo delle sollevazioni.
La visita del primo ministro libico Dbeibah oggi a Roma e poi a Parigi è importante. Avviene dopo il reset delle relazioni italo-francesi su Libia, Mediterraneo e Sahel scaturito dal colloquio tra i presidenti Draghi e Macron a margine del Consiglio europeo della scorsa settimana. Sancisce, in qualche modo, l’avvio di una nuova fase: quella della consapevolezza di avere perso entrambi sul fronte libico (noi per eccesso di timidezza, i francesi per aver sbagliato alleato) e dell’impegno comune a contenere ulteriori danni.
Svolta nei rapporti tra Roma e Parigi sulla Libia. In attesa dell’Europa, sui flussi migratori l’Italia punta alla stabilizzazione del Nord Africa e del Sahel.
C’è un vento nuovo tra Roma e Parigi sulla Libia. È quello che emerge dalle parole del premier Mario Draghi che a margine del Consiglio Europeo ha annunciato un “nuovo importante passo” verso la “collaborazione con la Francia in Nord Africa e nella regione del Sahel”.
Nelle ultime settimane la Libia sta vivendo un momento di rinnovata speranza politica, dopo quasi due anni di conflitto interno causato dalle mire espansioniste del maresciallo di campo Khalifa Haftar che, con il suo assedio su Tripoli, ha non solo impoverito ulteriormente il paese, ma anche spinto diversi attori stranieri come Turchia, Qatar, Russia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti a un cambio di marcia riguardo alla loro intromissione nelle dinamiche interne libiche.
Si è tenuta in Libia la prima visita ufficiale del presidente del Consiglio Mario Draghi all'estero, per incontrare Abdelhamid Dabaiba, Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale nato ad inizio marzo con il supporto delle Nazioni Unite, dopo mesi di difficili negoziati che hanno interrotto annidi lotte intestine e guerra civile nel paese. Siamo finalmente di fronte a una svolta verso la stabilità e l’unità della Libia? Che ruolo potrà giocare l’Italia per favorire questo processo? Qual è l’atteggiamento degli altri paesi, della regione e non solo?
Per la sua prima visita all’estero da Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi sceglie la Libia. Riaffermando così l’interesse dell’Italia per il paese, alle prese con un delicato percorso verso la stabilità.