Una conferma di Macron o la vittoria della destra avrebbe peso anche per l’Italia e l’Europa, al bivio tra centrismo e populismo.
Una conferma di Macron o la vittoria della destra avrebbe peso anche per l’Italia e l’Europa, al bivio tra centrismo e populismo.
Macron’s second mandate or a far-right victory would have consequences for Italy and Europe’s crossroad between centrism and populism.
The presidential election scheduled for 10 and 24 April 2022 is of considerable importance to France, but also to Italy and Europe.
Ventisei, cioè tutti. Con oggi, è questo il numero di paesi Ue ufficialmente visitati da Macron dalla sua elezione nel 2017. Non si tratta però di una visita tra le tante, perché stavolta Macron ha incontrato Viktor Orbán. Anche se l’occasione era formale (il vertice del gruppo di Visegrád che quest’anno si tiene a Budapest) si è trattato della prima visita di un capo di stato francese in Ungheria dal 2007.
30 miliardi di euro per arrivare preparati al 2030. In un discorso di un’ora e mezza, ieri Emmanuel Macron ha svelato “France 2030”, il suo piano di investimenti pubblici per i prossimi cinque anni che dovrebbe garantire al paese un posto in prima fila nella transizione (verde e digitale).
Dopo l’annuncio della Francia, anche in Italia dal 6 agosto sarà obbligatorio esibire il “green pass” per accedere a cinema, musei, alle zone coperte di ristoranti e bar, e per svolgere attività sportiva al chiuso. Un giro di vite arrivato per cercare di convincere gli indecisi a vaccinarsi.
Giovedì nero in Francia per lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni voluta dal presidente Emmanuel Macron. Oltre 250 cortei e un’adesione altissima dei lavoratori di tutti i settori hanno paralizzato l’intero paese. Sull’Eliseo incombe il fantasma degli scioperi di massa che, nel 1995, costrinsero il governo a ritirare il contestatissimo “Plan Juppé” sulle pensioni. Come andrà stavolta? E Macron, sarà costretto a fare marcia indietro?
Riformare l’Europa, subito. Provando a strattonare i partner recalcitranti. O titubanti. Impresa che appare oggi titanica. Ma che Emmanuel Macron è convinto ancora di poter realizzare. Nonostante risulti indebolito rispetto a un anno fa. E nonostante debba fare i conti con una Cancelliera tedesca resa ancora più cauta, sui temi economici, dopo lo smottamento nella sua coalizione e nel suo stesso partito sulla gestione degli immigrati, e dopo la batosta elettorale di domenica scorsa in Baviera.
Quasi i palestinesi non si erano ancora mobilitati per le loro giornate della rabbia, che Bibi Netanyahu entrava all’Eliseo. Andava da Emmanuel Macron prima che a Bruxelles, a incontrare l’insieme degli europei preoccupati per la decisione di Donald Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. Da leader della Ue, perché questo si crede – e nessuno osa dirgli che non potrebbe perché in realtà lo è diventato – il presidente francese ha accolto l’israeliano con calore umano prima di rimproverarlo con durezza politica. È il comportamento di un leader.
Il 1 novembre 2017 in Francia è cessato lo stato d’emergenza ed è entrata in vigore la nuova legge antiterrorismo 1510, promulgata dal presidente Emmanuel Macron il 30 ottobre. L’état d’urgence, proclamato da François Hollande il 13 novembre 2015 a seguito dei devastanti attacchi di Parigi, è stato prorogato per ben cinque volte. In vigore per quasi due anni, si è trattato del più lungo stato di eccezione nella storia della Quinta Repubblica francese.
Né un nuovo think tank, né un fan club africano del presidente. Però sì, una promessa elettorale mantenuta che punta ad allargare lo sguardo francese sul continente, per andare oltre le crisi securitarie e migratorie di cui oggi sembrano ostaggio le politiche europee e per riservare un occhio di riguardo alle opportunità imprenditoriali e di sviluppo che l’Africa offre.
Ancora una volta le elezioni federali tedesche potrebbero rivelarsi uno spartiacque nella storia europea. Nello stesso modo in cui l’arrivo di Helmut Kohl e l’unificazione tedesca accelerarono l’adozione della moneta unica, la rielezione della cancelliera Angela Merkel, ritenuta probabile dai sondaggi della vigilia, dovrebbe facilitare una riforma dell’unione monetaria. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha parlato di “finestra di opportunità” da qui alla fine della legislatura, prevista nel 2019, per rivedere l’assetto della zona euro.
L’altra sera a Roma ero al tavolo di un ristorante in piazza Farnese. D’improvviso è arrivata silenziosa una colonna d’auto con scorta e lampeggianti, dalla quale è sceso il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian. Monsieur Le Ministre è subito entrato nella sua ambasciata, a palazzo Farnese, uno dei più belli della città, e la scorta si è dileguata senza provocare disagi alla gente.