Non solo pandemia: anche in questi due anni di emergenza sanitaria lo scenario internazionale ha continuato a evolvere, nel segno di una “grande transizione” che prosegue o, addirittura, accelera.
L’attacco sferrato dallo Stato islamico (IS) il 20 gennaio alla prigione di Ghwayaran nel nordest della Siria, così come i successivi scontri con le Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda, sono un chiaro segnale tanto della resilienza quanto della capacità di recupero del gruppo jihadista in una regione che otto anni fa ha visto sorgere il califfato di Abu Bakr al-Baghdadi.
Rianimare l’accordo sul nucleare tra USA e Iran non sarà facile. Washington non cede a Teheran, che prosegue col suo programma.
La ripresa dei negoziati di Vienna sul programma nucleare iraniano è ricominciata all'inizio di dicembre. Il loro successo, tuttavia, è tutt'altro che scontato, tanto che non si può dare per certa neanche la prosecuzione dei colloqui nel 2022. Le alternative alla diplomazia sono però ben poco incoraggianti.
The MED This Week newsletter provides expert analyses and informed comments on the most significant developments in the MENA region and beyond, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on future scenarios. Today, we turn the spotlight on Afghanistan, where the Taliban’s takeover of the capital Kabul will lead the country to a new rule, with uncertain consequences on the geopolitical and humanitarian side.
Ieri la Casa Bianca ha difeso gli strike americani dei giorni scorsi al confine tra Siria e Iraq. I bombardamenti, indirizzati contro milizie sostenute dall’Iran, sono i secondi nella regione dall’insediamento di Biden.
Forse tra poche ore, eventualmente entro qualche giorno, l'ennesima guerra di Gaza sarà fermata dalla diplomazia internazionale: probabilmente l'Egitto e il Qatar con l'aiuto ora determinante, ora no, di Stati Uniti, Francia, Russia, Consiglio di sicurezza Onu. Un concerto globale per un conflitto apparentemente minore.
I razzi, le bombe; i morti israeliani fuori e quelli palestinesi dentro la gabbia di Gaza; il mondo con le reazioni dei paesi musulmani che d'improvviso riscoprono la causa palestinese, il visibile fastidio di Joe Biden e i silenzi europei; l'uso politico dei partiti italiani che al Portico d'Ottavia hanno banalizzato una tragedia fino a trasformarla in comizio per le imminenti elezioni al Comune di Roma.
Il Sudan non è più nella black list americana dei paesi sostenitori del terrorismo. E il Marocco ha ottenuto il riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale. È l’effetto domino della 'normalizzazione’ in Medio Oriente?
Un successo diplomatico come l’accordo tra Israele e Emirati non nasce all’improvviso. Necessita di un obiettivo strategico e di un lungo lavoro di preparazione. Va dato atto all’Amministrazione Trump di aver perseguito entrambi fin dal primo viaggio all’estero del Presidente, nel maggio 2017, guarda caso in Arabia Saudita.
Egitto e Grecia hanno firmato un accordo per delimitare le zone economiche esclusive (ZEE), che sono le aree di mare in cui uno stato esercita la propria autorità, anche nel concedere a privati lo sfruttamento delle risorse marine e sottomarine.
Nel suo 'Accordo del secolo' il presidente americano propone il congelamento delle colonie israeliane per quattro anni. E il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello Stato ebraico.
In politica interna nonché nella postura regionale, l’Arabia Saudita appare, ora più che mai, come il regno delle contraddizioni. Infatti, le scelte politiche di Riyadh, in materia di diritti e libertà di espressione, ma anche nei rapporti diplomatici con vicini e alleati, assumono modalità imprevedibili e, talvolta, apparentemente contraddittorie.