Se Romney corteggia Israele per conquistare il Gop
Quattro anni dopo l’inizio di tutte le grandi speranze che sottintendeva «Yes, we can», il conflitto fra Israele e palestinesi è esattamente al punto in cui l’aveva lasciato George Bush. Forse peggio: oggi ci sono più coloni e più avamposti israeliani nei Territori occupati palestinesi. Nel 2010 di questi giorni Barack Obama aveva annunciato che nel 2011, l’assemblea generale delle Nazioni Unite avrebbe celebrato la nascita dello Stato palestinese. Non è accaduto allora e nel 2012 nemmeno se ne parlerà.
US foreign policy towards the Middle East has generally been formed on certain fundamentals that were steadily defined and refined during the past six decades with the aim of protecting America's vital interests in the region. From this perspective, the party affiliation of the President – republican or democrat – compared to happenings in the region itself, mattered less in triggering major swings in US foreign policy towards the Middle East.
Il Comitato della Croce Rossa ha dichiarato che in Siria è in atto «un conflitto armato non internazionale». Il grado e la diffusione della violenza sono tali che il conflitto ha ormai assunto i connotati di una guerra civile. Lo scontro frontale fra soldati fedeli al regime di Bashar al Assad e i ribelli dell’Esercito libero siriano (Esl) insanguina ormai anche le strade di Damasco. I ribelli sono intenzionati a non desistere sin quando non avranno preso la città.
Oltre un anno dopo lo scoppio delle prime rivolte, la lunga fase di transizione della Primavera araba sembra non avere ancora esiti certi. I cambiamenti dell'area sollevano una serie di interrogativi sia sugli sviluppi politici interni ai singoli paesi - in primis Egitto e Libia, in considerazione delle elezioni - sia sulla ridefinizione degli equilibri e dei giochi regionali, dove la divisione tra sunniti e sciiti sembra acquisire sempre piu' rilevanza.
Oltre un anno dopo lo scoppio delle prime rivolte, la lunga fase di transizione della Primavera araba sembra non avere ancora esiti certi. I cambiamenti dell'area sollevano una serie di interrogativi sia sugli sviluppi politici interni ai singoli paesi - in primis Egitto e Libia, in considerazione delle elezioni - sia sulla ridefinizione degli equilibri e dei giochi regionali, dove la divisione tra sunniti e sciiti sembra acquisire sempre piu' rilevanza.
Oltre un anno dopo lo scoppio delle prime rivolte, la lunga fase di transizione della Primavera araba sembra non avere ancora esiti certi. I cambiamenti dell'area sollevano una serie di interrogativi sia sugli sviluppi politici interni ai singoli paesi - in primis Egitto e Libia, in considerazione delle elezioni - sia sulla ridefinizione degli equilibri e dei giochi regionali, dove la divisione tra sunniti e sciiti sembra acquisire sempre piu' rilevanza.
Su questi temi l'ISPI e la Fondazione Biblioteca di via Senato promuovono una serie di Tavole Rotonde.
I 14 mesi di transizione hanno rappresentato un “anno sabbatico” per la politica regionale egiziana. Il paese, scosso dagli scontri politici interni fra liberali, laici, islamisti e militari ha infatti ridotto al minimo il proprio coinvolgimento internazionale anche in scenari importanti come la vicina Libia e la Siria.
In Siria la normalizzazione è ancora lontana. Se i fattori interni sembrano determinanti, appare indubbio che questo paese sta divenendo viepiù fondamentale per gli assetti geopolitici dell’intera regione. La crisi economica a cui la Siria ha dovuto far fronte (anche a causa della sfavorevole congiuntura internazionale) ha costretto il governo a dover mediare tra i vari centri che si contendevano il potere, portando a una frattura interna tra i notabili sunniti (solitamente favorevoli al governo) e la minoranza sciita alauita che guida il paese.
La visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca s'inserisce nel quadro delle relazioni tra Stati Uniti e Israele a un anno dalle elezioni americane e in una regione attraversata da cambiamenti, minacce e venti di guerra. Obama e Netanyahu sono personalità politiche molto differenti tra loro: i due non si piacciono, non si sono mai amati e mai saranno ottimi amici.
Nel Medio Oriente che si sta plasmando come conseguenza della Primavera araba il Qatar sta conquistando una posizione sempre più rilevante, dal punto di vista della diplomazia, del soft power e del potere politico ed economico-finanziario. Non è una novità che la piccola – piccolissima: poco più di un milione e mezzo di abitanti – penisola del Golfo Persico stia tentando di ritagliarsi un ruolo di primo piano nello scacchiere mediorientale.