Il numero di rifugiati dall’Ucraina verso l’UE potrebbe superare i 4 milioni. L’accoglienza è stata finora positiva, ma serviranno politiche migratorie di lungo periodo.
In vista delle elezioni europee, ISPI ha lanciato “Le parole dell’Europa”: dieci puntate in cui vengono analizzati temi chiave per il presente e il futuro dell’Unione europea. Questo numero esce a pochi giorni dalle celebrazioni per i 70 anni dalla creazione della NATO ed è dedicato al tema della sicurezza.
L’immigrazione continua a essere uno dei temi che più rimbalzano sui giornali e in TV, con dibattiti e prese di posizione tra chi parla di intolleranza e chi di integrazione, chi chiede chiusure dei confini e chi fa appello alla solidarietà e ai diritti umani. Ma noi, in prima persona, quanto ne sappiamo?
Oggi più che mai, il dibattito a livello europeo intorno alle questioni migratorie è la cartina di tornasole della situazione di stallo in cui si trovano l’Ue e i suoi governi nazionali.
Nel mondo le persone costrette ad abbandonare la propria casa sono 68,5 milioni, di cui 40 milioni di sfollati interni, 25,4 milioni di rifugiati e 3,1 milioni di richiedenti asilo.
Qual è la minaccia più grave per l’Italia? Donald Trump è un esempio da imitare o un fattore di instabilità mondiale? La Corea del Nord è un pericolo per la pace? Ecco la percezione degli italiani su alcuni dei temi più caldi dell’attualità internazionale. Il sondaggio è stato commissionato da ISPI e Rainews24 e realizzato da IPSOS su un campione di oltre 1000 interviste effettuate tra il 26 e il 27 settembre.
Le minacce più sentite: crisi economica ancora prima (ma in flessione), immigrazione seconda
Pochi giorni dopo la sua elezione, nel novembre 2016, Trump presentò il suo programma per i primi 100 giorni di governo. Tra i punti prioritari della sua agenda, l’ufficializzazione delle accuse di manipolazione del tasso di cambio nei confronti di Pechino, la sorveglianza rafforzata dei confini con il Messico, l’avvio di un piano infrastrutturale per 1000 miliardi di dollari per stimolare l’economia, l’addio alla Trans–Pacific Partnership (TPP) che avrebbe dovuto unire le due sponde del Pacifico, lo smantellamento di ObamaCare.
“The Help” è un film del 2009 diretto da Tate Taylor. Ha avuto uno strepitoso successo e solo negli Stati Uniti ha incassato più di 160 milioni di dollari. Anche in Italia è diventato molto popolare. In pochi però sanno che il film è tratto dall’omonimo romanzo di Kathryn Stockett, best seller americano purtroppo trascurato nel nostro Paese. Parla di un’aspirante scrittrice del Mississipi degli anni 60 che decide di raccontare le difficili storie delle domestiche di colore che la circondano, vite dominate da razzismo, umiliazioni e continue ingiustizie. Prima del mio viaggio di volontariato in Libano non sapevo che “The Help” fosse prima un libro che un film. L’ho scoperto a Beirut vedendo una ragazza leggerlo. Per lei non era un libro come un altro: le storie descritte non erano molto diverse dalla sua. Anzi per certi aspetti la sua era anche peggiore. (...)
North Africa is a geographically strategic region for Italy. Currently, however, the region navigates troubled waters. The Libyan crisis, the rise of the so-called Islamic State (IS), migration flows and economic and energy relations in the Mediterranean basin are key priorities for Italian foreign and security policy. On Libya, the country’s internal chaos has paved the way for the expansion of IS and further increased migration flows from the region. Turning to Egypt, until recently Italy used to be its first European economic partner. However, relations with the al-Sisi regime worsened in the aftermath of the Regeni diplomatic rift. At the same time, Tunisia is facing a difficult transition and the future of the Algerian leadership seems to be still uncertain. How is the Italian government coping with current challenges? The Vienna conference (May 16), co-chaired by Italy and the United States, aimed at finding viable options to the Libyan impasse. Over the last two years, Matteo Renzi’s government tried hard to follow a wider multilateral approach, mainly hinging upon the UN and the EU. In order to foster the Italian role in the wider Mediterranean region, Renzi sponsored Federica Mogherini’s appointment as High Representative of the Union for Foreign Affairs and Security Policy (HR). Despite all these efforts, Italy is still struggling to cope with the many challenges in its southern neighborhood. Although the Italian government is working to escape the fate of a stalemate in the region, a way out from the crisis is still there to be found.
In June 2014 the then President of the European Council, Belgian Hermann van Rompuy, arrived in Rome on a secret mission. He was to deliver an important message to Matteo Renzi – who had replaced Enrico Letta as Italian Prime Minister just a few months before. The message was on behalf of Angela Merkel, François Hollande and Jean-Claude Juncker, winner of the recent European elections as EPP leader and incoming European Commission President.
Tunisia is one of the key partners for Italian and European politics in the southern Mediterranean. At least, it should be so. The perception, on the other hand, is that most European partners have forgotten Tunisia. The reason is simple: the country had a relatively peaceful “revolution” if compared with other North African countries and five years after taking its path towards democracy this seems to be successfully launched. Unlike Libya or Syria, Tunisia is at peace.