I motivi che inducono le persone a migrare sono chiari: conflitti e pericoli per l’incolumità personale, ricerca di maggiori diritti e libertà, miglioramento delle proprie condizioni economiche. La speranza che queste condizioni possano essere trovate proprio qui, in Europa – di fronte al moltiplicarsi delle crisi in Africa e in Medio oriente – ha spinto in questi anni sempre più migranti e rifugiati a dirigersi verso il Vecchio continente, nella “crisi migratoria” più importante dalla Seconda guerra mondiale.
Dopo settimane di critiche ricevute da ogni parte del mondo, tanto da invocare il ritiro del Nobel per la Pace assegnatole oltre 25 anni fa, la leader birmana Aung San Suu Kyi si è espressa pubblicamente sulla questione Rohingya. Poche frasi attentamente soppesate, per non compromettere la sua già fragile posizione.
I sondaggi del mese scorso sullo ius soli, con i “no” repentinamente cresciuti e i “si” crollati, sono la fotografia di un paese e un campanello d’allarme elettorale. Come è possibile che la maggioranza degli italiani voglia negare il diritto di cittadinanza a giovani che parlano la nostra lingua meglio del leghista medio, e non commettono strafalcioni come alcuni leader pentastellati?
Con l’inizio dell’estate riesplode in Italia il problema degli arrivi via mare. Il terzo "Fact Checking" dell’ISPI (dopo quelli sull’euro e su Trump) fa il punto sulla questione migranti, partendo da affermazioni che in genere ne caratterizzano il dibattito e cercando di fornire informazioni e spunti di riflessione fondati il più possibile su dati oggettivi.
Un 2017 come “anno dell’Africa”? Alla Germania, che dal 1° dicembre 2016 ha assunto la presidenza di turno del G20, va il merito di aver messo per la prima volta lo sviluppo economico africano tra le priorità dell’agenda delle principali economie mondiali. Come dichiarato lo scorso autunno dal cancelliere tedesco Angela Merkel durante il suo tour africano, il benessere del continente africano è nell’interesse della Germania, non da ultimo per contenere il fenomeno migratorio che negli ultimi anni ha monopolizzato il dibattito politico europeo.
Europe is experiencing the worst refugee crisis since World War II. Involving religious organizations in drafting and implementing policies to tackle this issue can maximize effective delivery of services to refugees and improve their integration process in the receiving countries.
Mentre l’Europa è scossa dall’attentato terroristico di Manchester, Donald Trump arriva a Roma dove la mattina del 24 maggio incontra Papa Francesco al Palazzo Apostolico. L’incontro, che si svolge in una capitale blindata e in massima allerta, dovrebbe durare circa 20 minuti. Si tratta di un colloquio dall’alto valore simbolico, viste le divergenze che in più occasioni si sono manifestate tra il nuovo inquilino della Casa Bianca e il Santo Padre.
Manca meno di un mese al summit del G20 in Germania e in vista di questo appuntamento il 29 e 30 maggio si è tenuto in Germania il Think 20 (T20), l’incontro annuale di think tank e istituti di ricerca dei paesi del G20. Quest’anno il T20 tedesco (qui il programma) ha visto la presenza di oltre 500 partecipanti, tra cui quattro premi Nobel per l’economia e una nutrita rappresentanza di organizzazioni internazionali che supportano l’attività del G20 (tra gli altri l’Ocse, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale).
Le autorità ungheresi stanno rafforzando la protezione antimigranti, realizzata nel 2015 al confine serbo, con l’aggiunta di una seconda barriera dotata di sensori e telecamere. Secondo quanto riferito da György Bakondi, consulente del primo ministro Viktor Orbán per la sicurezza, i lavori sono già iniziati; un primo tratto di barriera è stato eretto a titolo sperimentale e, secondo l’interessato, ha dato buoni risultati. I test sono stati condotti entro un raggio di 10 chilometri e i sensori avrebbero dato l’allarme nel modo dovuto.
Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo, è il nuovo Presidente della Somalia. L’8 febbraio ha raccolto la maggioranza dei voti in quelle che vengono considerate le prime elezioni a partecipazione allargata (seppur non ancora democratica) nel paese da cinquant’anni.
Il Kenya guarda con scetticismo e preoccupazione il processo elettorale nella confinante Somalia consapevole che il nuovo parlamento, governo e presidente della Repubblica difficilmente saranno in grado di funzionare. Il Daily Nation (il quotidiano più diffuso ed autorevole del paese) parla senza mezzi termini di “elezioni farsa” così come denunciò nello scorso novembre Nur Jimale Farah, il responsabile somalo della vigilanza sulle operazioni di voto: “Le elezioni non hanno credibilità a causa della compravendita dei voti, dei brogli e della violenza.
This evening, the EU heads of state and government will meet in Malta to discuss the "external dimension of migration". The spotlight will be put on the Central Mediterranean route and, particularly, on Libya. The aim is to step up cooperation with the Libyan authorities in order to implement immediate measures to "stem migratory flows, break the business model of smugglers and save lives".