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saranno al centro della loro agenda. D’altronde, con i prezzi del gas quintuplicati rispetto ad agosto e le discussioni che impazzano su Polonia e stato di diritto, di gatte da pelare ce ne saranno già a sufficienza.
Aiutare gli afghani in Afghanistan o nei paesi limitrofi. Assicurare assistenza ai profughi nelle aree interne. Permettere l’accesso alla protezione in Europa solo ai casi più vulnerabili e alle persone a rischio, già identificate dalle organizzazioni internazionali. Rafforzare, infine, le frontiere, interne ed esterne, per evitare l’arrivo massiccio di rifugiati ai confini, come successo nel 2015.
Nonostante i Talebani stiano bloccando le partenze della popolazione, è molto probabile che l’Afghanistan andrà incontro a nuovi esodi di massa. I paesi europei, come sempre, sono divisi sull’accoglienza dei profughi.
All’indomani del trionfo dei talebani, l’Europa si interroga sugli errori commessi e le sfide all’orizzonte. Ma cosa significa la caduta dell'Afghanistan per il Vecchio Continente?
“Dobbiamo anticipare e proteggerci da un’ondata migratoria dall’Afghanistan”. Queste le parole di Emmanuel Macron, ieri, a due giorni dalla schiacciante vittoria dei talebani. Certo, Macron non ha detto solo questo: ha anche spiegato che “gestire chi fugge dall’Afghanistan richiederà uno sforzo internazionale coordinato ed equo”, facendo un implicito riferimento al dibattito di queste ore su possibili corridoi umanitari.
Record di tentati ingressi illegali dal confine col Messico negli ultimi vent’anni; larghe maggioranze di americani che danno un giudizio fortemente negativo della sua politica sull’immigrazione secondo vari, recenti sondaggi; politiche non di rado erratiche rispetto ai rifugiati e, appunto, alla gestione dei flussi d’immigrati clandestini che arrivano dal Messico e dall’America Centrale. Se vi è un tema sul quale Joe Biden e i democratici sono oggi decisamente vulnerabili è quello dell’immigrazione.
Sbarchi quintuplicati in due anni, naufragi a poche miglia dalle coste italiane, tentativi di speronamento da parte della Guardia costiera libica. Le notizie che arrivano in questi giorni dal Mediterraneo centrale lo fanno sempre più assomigliare a una zona di guerra.
E, come in tutte le guerre, la percezione può più della realtà. Quanto c'è di vero nella narrazione che racconta l'Italia come "inondata" dagli sbarchi da Tunisia e Libia? Quanto ha contato Covid-19 sull'aumento delle partenze? L'Italia è lasciata sola dall'Europa?
L’Italia tesse una tela di alleanze in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Ma sulla gestione del dossier migrazioni rischia di trovarsi nuovamente sola.
L’ha chiesto a gran voce a maggio, torna a farlo in questi giorni: dopo Next Generation EU, Mario Draghi vorrebbe che anche sui migranti l’Europa battesse un colpo. Dall’altra parte arriva qualche apertura, nessuna promessa, di certo nulla che faccia pensare a una reale risposta coordinata da parte di tutti e 27 gli Stati membri sulla gestione delle richieste di protezione una volta che i migranti irregolari siano giunti su suolo europeo. A sei anni dalla cosiddetta “crisi dei rifugiati”, l’Europa non è ancora pronta.