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militari

Il realismo americano alla prova dell'Egitto

La piazza ha vinto? Parrebbe di sì a giudicare dall'esultanza con cui è stato accolto l'avvertimento prima, l'ultimatum poi e infine il colpo di stato operato dalle Forze armate al comando del generale el-Sisi. 

Ma quale piazza? Ha perso quella della Fratellanza musulmana che pure sarebbe erroneo sottovalutare soprattutto nella prospettiva di nuove elezioni.

E così l'Egitto ha perduto un'occasione?

È una brutta pagina quella che è stata scritta in Egitto. Nonostante l’opposizione di piazza a Morsi abbia sostenuto che l’intervento militare interpreta la volontà del popolo, nonostante i vertici religiosi – compreso il grande shaykh di al-Azhar – si siano apparentemente schierati a favore del pronunciamento militare, la defenestrazione del presidente da parte dell’esercito ha tutta l’aria di un vero e proprio golpe.

La vera sfida rimane l'economia

Si chiamava incoerenza. Il governo dei Fratelli Musulmani proclamava grandi riforme economiche: riguardo alle privatizzazioni e al ruolo dello stato aveva posizioni simili a quelle dei repubblicani americani. Poi non accadeva nulla o pochissimo. Le nuove leggi sui sussidi, sugli investimenti esteri, sul sistema fiscale non hanno mai visto la luce, lasciando le condizioni economiche del paese in uno stato sempre più disperato.

Modernità coloniale

I fattori che hanno promosso e portato a termine il cambio di regime in Egitto sono stati la piazza, l’esercito e la Fratellanza Musulmana, che ha vinto le elezioni e ha governato per circa un anno dopo la caduta di Mubarak sotto l’urto delle manifestazioni e dopo l’interludio del governo di una giunta  militare in attesa del compimento del processo elettorale. I tre fattori sono ritornati in campo in questi giorni di scontri con un risultato diverso. L’esercito non ha mediato come allora fra la piazza e il potere assicurando in fondo la legalità della transizione.

Algeria: la transizione è già iniziata

Da oltre 50 giorni l’Algeria sembra un paese paralizzato a causa delle incerte condizioni di salute del presidente Abdelaziz Bouteflika, colpito il 27 aprile scorso da un’ischemia e ricoverato d’urgenza all’ospedale militare di Vil-de-Grâce di Parigi. Sebbene fin da subito il governo abbia provato a minimizzare l’accaduto e a tenere sotto controllo ogni informazione circolante , i sospetti sulle reali condizioni del capo di stato algerino hanno immediatamente infiammato il dibattito interno su quale sorte potrà attendere il paese nordafricano.

Thein Sein-Guarantor of Burma’s Return to (Sustainable) Democracy?

The 67-year old Thein Sein took office as Burma’s president in March 2011, after the country’s first election in 20 years in November 2010. Since then, he has led a process of reform in Burma, ruled for decades by a military junta of which he always was a key member and leader. When he took office he surprised the international community when he released political prisoners, limited censorship, legalized trade unions, promoted peace with ethnic minority insurgents and pushed through legislation on land reform and foreign investment.

L’attacco siriano spinge la Turchia verso l’intervento militare

 

«Le nostre forze armate hanno risposto immediatamente a questo abominevole attacco in linea con le loro regole di ingaggio. La Turchia non lascerà mai passare senza adeguata risposta questo tipo di provocazioni del regime siriano contro la nostra sicurezza nazionale».

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