L’attacco terroristico a Cabo Delgado dev’essere più di un campanello d’allarme. Le infiltrazioni jihadiste in una zona ricca di risorse naturali, ma tra le meno sviluppate del paese, sono una miscela esplosiva.
Le elezioni presidenziali del 15 ottobre 2019 in Mozambico vedono il presidente in carica, Filipe Jacinto Nyusi, candidato alla conferma per un secondo mandato. Si tratta di uno snodo cruciale per un paese fino a pochi anni fa relegato ai margini dello scacchiere geopolitico africano e oggi strategicamente centrale, in ragione soprattutto dell’importanza di enormi risorse energetiche di recente scoperta.
Per avviare un proficuo dibattito sulla possibilità o meno di un "rinnovamento generazionale" delle classi politiche in Mozambico, dopo le elezioni generali del 15 ottobre 2014, che hanno visto vincente Filipe Jacinto Nyusi e il suo partito Frelimo, è giusto e utile fare, innanzitutto, una breve valutazione del processo elettorale in se stesso.
Il Mozambico osservato dal distretto rurale di Caia nella provincia di Sofala, da quando il 30 ottobre la Cne (Commissione Nazionale Elettorale) ha dichiarato la vittoria del Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico) alle elezioni del 15 ottobre, è un paese in attesa.
Tra il 19 e il 21 luglio il premier Renzi ha visitato Angola, Congo-Brazzaville e Mozambico, accompagnato da alcuni illustri rappresentanti dei più importanti gruppi industriali italiani che operano nel paese: dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, all’Ad di Saipem Umberto Vergini, a rappresentanti del gruppo Cremonini, Federalberghi, Iveco, ma anche Assominerali e Confindustria.
Sotto lo spettro di un ritorno alla guerra civile, oltre tre milioni di cittadini di 53 città e distretti municipali del Mozambico si sono recati alle urne il 20 novembre per il rinnovo dei sindaci e delle assemblee municipali.