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Mubarak

Saudi Leadership in a Chaotic Middle Eastern Context

Abstract

L'ascesa di al-Sisi, il "nuovo Nasser"

Il generale ‘Abd al-Fattah al-Sisi (classe 1954) è senza dubbio la massima autorità e decision maker in Egitto, indipendentemente dalla sua scontata elezione a presidente della repubblica di fine maggio. Questa posizione gli deriva ovviamente dal ruolo decisivo assunto, in quanto capo dell’esercito, nella estromissione del presidente eletto Mohamed Morsi il 3 luglio 2013, in seguito alle proteste popolari di massa del 30 giugno, che chiedevano all’esponente della Fratellanza musulmana, eletto solo un anno prima, di dimettersi anticipatamente.

Elezioni in Egitto: dove sono finiti i giovani di Piazza Tahrir?

L’Egitto torna al voto per scegliere ancora una volta il successore del vecchio faraone. Ma se i sondaggi danno per certa l’elezione dell’ex ministro della Difesa, il potentissimo Abdel Fattah al-Sisi, la grande incognita è la partecipazione dei giovani, i veri protagonisti della rivoluzione del 2011 contro Mubarak sempre più marginalizzati dall’infinita transizione alla democrazia.

Egitto: la stabilità al caro prezzo della repressione

La sentenza di condanna a morte in primo grado per 683 simpatizzanti della Fratellanza musulmana, emessa lunedì scorso dalla corte di giustizia di Minya, è l’ultimo episodio della repressione in atto contro i vincitori delle prime elezioni nella storia dell’Egitto post-Mubarak. Nello stesso giorno, al Cairo, è stato messo fuorilegge il Movimento 6 Aprile, che per primo era sceso in piazza contro l’ex rais nella rivoluzione del 2011.

Nuova Costituzione: il silenzio dei giovani premia al-Sisi

Tornato alle urne per la sesta volta in tre anni, l’Egitto avrà tra pochi giorni una nuova Costituzione che sostituisce quella a forte impronta islamista approvata poco più di un anno fa dal deposto nonché legittimamente eletto presidente Mohammed Morsi. Ma più che sui 247 articoli messi a punto a dicembre da una Commissione di 50 membri, il referendum chiedeva l’approvazione del paese sull’operato del ministro della Difesa al-Sisi, architetto del golpe popolare dell’estate scorsa e della successiva messa al bando dei Fratelli musulmani.

L'esercito egiziano si prende gli onori, ma non l'onere di governare

C’è una battuta che circola in questi giorni nelle piazze ribelli d’Egitto. «Del primo presidente ci siamo liberati in diciassette giorni, del secondo in quattro, per il terzo basterà un tweet» scherzano i giovani protagonisti dello tzunami politico che loro chiamano rivoluzione contro i Fratelli Musulmani e molti, all’estero, colpo di stato militare.

La vera sfida rimane l'economia

Si chiamava incoerenza. Il governo dei Fratelli Musulmani proclamava grandi riforme economiche: riguardo alle privatizzazioni e al ruolo dello stato aveva posizioni simili a quelle dei repubblicani americani. Poi non accadeva nulla o pochissimo. Le nuove leggi sui sussidi, sugli investimenti esteri, sul sistema fiscale non hanno mai visto la luce, lasciando le condizioni economiche del paese in uno stato sempre più disperato.

L'Egitto col fiato sospeso

A pochi giorni dal primo anniversario della presidenza Morsi e a oltre due anni dallo scoppio delle sollevazioni che hanno portato alla caduta del regime di Mubarak, l’intero Egitto sembra trattenere il respiro, in attesa di conoscere cosa avverrà il 30 giugno.

L’Iran resta un cubo di Rubik?

Nel 2009 fu la parola speranza a declinare le tappe del viaggio di Barack Obama in Medio Oriente, il primo come presidente degli Stati Uniti. La sua elezione aveva suscitato grande curiosità nel mondo islamico e sull’onda di quell’entusiasmo la Casa Bianca si prefiggeva di trasformare il temporaneo reset emotivo in qualcosa di più duraturo. «Il mio lavoro con i paesi musulmani è spiegare che gli americani non sono loro nemici» dichiarò il neo-presidente in un’intervista ad Al Arabiya pochi giorni dopo la sua partenza.

“Gli ultras fanno parte del movimento rivoluzionario egiziano, ma non sono un gruppo politico” Tre domande a Carl Rommel

Il secondo anniversario della rivoluzione egiziana, è stato contraddistinto da violenze e scontri che hanno avuto come protagonisti gli ultras. Per capire meglio chi sono questi gruppi, ecco un’intervista che Carl Rommel dottorando alla SOAS di Londra con una tesi sul calcio in Egitto ha rilasciato a Matteo Colombo per l’ISPI.

 

Chi sono gli ultras? Si può parlare di un’ideologia ultras in Egitto?

La nuova Costituzione egiziana e il “costituzionalismo islamico”

Nonostante siano passati quasi due anni da quando gli egiziani hanno occupato piazza Tahrir per chiedere la fine della dittatura di Mubarak, l’Egitto non ha ancora approvato la sua nuova Costituzione. Il processo di stesura della nuova Carta fondamentale è stato finora confuso e ha prodotto soltanto un documento provvisorio. I liberali hanno criticato la composizione dell’assemblea costituente, formata soprattutto da intellettuali e deputati islamisti, e molti laici hanno abbandonato la Commissione incaricata di scrivere la nuova Carta fondamentale.

Egitto: un ritorno al passato?

La notizia della “morte clinica” di Hosni Mubarak, poi prontamente smentita, giunge nel momento in cui l’attenzione degli egiziani è rivolta all’ufficializzazione del nome del primo presidente democraticamente eletto nella storia dell’Egitto. I problemi del paese infatti oggi sono altri, troppi, e lo stato di salute dell’ultimo faraone sembra passare in secondo piano. 

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