Uno degli aspetti più controversi nel dibattito sull’Europa è l’efficacia, o addirittura l’esistenza, di una politica estera e di difesa comune. In realtà sono in pochi a saperne e l’estrema semplificazione che viene fatta dall’informazione non aiuta certo a farsene un’idea più completa. La stessa terminologia corrente, per cui con la parola “Europa” si intendono tante cose diverse, falsa fin dall’inizio il discorso.
La decisione dell’Alleanza atlantica di rispondere alla richiesta di intervento formulata da Turchia e Germania per gestire i flussi di immigrati che dalle coste turche si riversano in Grecia ha un risvolto più politico che operativo.
I rapporti tra i principali interlocuti internazionali, almeno sulla questione mediorientale - e siriana in particolare -, sembrano orientati verso un disequilibrio che porta con sé molti rischi. Russia, Nato e Ue hanno bisogno di instaurare un dialogo che rischia di essere sempre più difficile dopo il recente abbattimento del caccia russo bombardiere russo.
Se fino a qualche anno fa la politica estera turca era soprattutto centrata sul negoziato di adesione all’Unione europea, attualmente sono gli eventi del Medio Oriente a modellarne le iniziative. Gli archi temporali sono ben definibili: dal 2004 al 2009 il tema centrale è stato certamente l’Europa.
Due to the Ukrainian crisis, relations between the EU and Russia hit rock bottom, the lowest point from the end of the Cold War. Indeed, it is crystal clear that today’s dispute is nothing but the latest chapter of a long story of misunderstandings and conflicting strategies on the post -Soviet states of Eastern Europe and South Caucasus. The further deepening of this cleavage would inflict serious damage on all interested parties: the EU, Russia and several post-Soviet states. Why is Ukraine so important both for EU and Russia? What are the real origins of the current crisis that brought to an open confrontation between Russia and the EU? What is the rationale behind Russia’s firm opposition to a further NATO enlargement? What are the viable options to escape the fate of a new ‘Cold War’?
Lo European Infrastructure Consolidation (Eic), il nuovo piano di riorganizzazione delle Forze Armate americane in Europa centro-occidentale, è da ritenersi aspetto complementare di un altro piano, lo European Reassurance Initiative (Eri), annunciato dall’amministrazione Obama nel giugno scorso per rassicurare i paesi dell’Europa centro-orientale a fronte dell’annessione russa della Crimea. L’Eic, in breve, prevede la revisione della presenza militare degli Stati Uniti nell’Europa centro-occidentale in un’ottica di contenimento dei costi.
Nella sua lunga e accidentata storia l’Afghanistan è stato raramente un paese prevedibile. Tuttavia, il prossimo futuro del paese sembra presentare un grado di imprevedibilità eccezionalmente alto. Il 2015 riceve infatti in eredità dal 2014 due novità cariche di conseguenze e povere di aspettative: il ritiro della missione Nato-Isaf e l’accordo elettorale fra il nuovo presidente Ghani e Adbullah.
In recent months relations between Russia and the European Union reached their lowest point since the end of the USSR. This fact, as clear as it is problematic, formed the departure point for the workshop titled “European-Russian Dialogue. From Damage Limitation to Renewed Engagement” held on October 13 in Rome in the context of events being held during the Italian semester of presidency of the European Union.
The news of the Ukrainian crisis have ebbed and flowed with other issues high on the agenda of the Western leaders, such as the stagflation nightmare hanging over the Union and the primitive violence of the decapitations operated by the ISIS in Syria and Iraq. Clearly, this is not one of the best moments in history we have been through. All three emergencies point right to the core of the Western liberal system in an unprecedented way, challenging its very fundamentals.
Anche prima della sua formalizzazione negli esiti del vertice di Celtic Manor del 4-5 settembre scorsi, l’immagine che l’Alleanza Atlantica ha dato agli osservatori esterni e ai suoi stessi membri di fronte alla perdurante crisi ucraina è stata quella di una realtà coesa e ricompattata intorno al ‘core business’ della difesa collettiva, dopo i tempi non facili - sul piano politico come su quello operativo - delle missioni ‘non articolo 5’.
La narrativa suggerita dal titolo ci riporta proprio nel mezzo della politica internazionale con le lettere maiuscole.
Si comincia con la famosa frase di Churchill «una cortina di ferro si è abbattuta nel centro dell’Europa» e si finisce con il vertice della Nato del settembre 2014.
La definizione dei confini dell’Europa pone da sempre una sfida politica e culturale fondamentale per le élite e le società del “vecchio continente”. Più che in altre parti del mondo, il rapporto con l’altro da sé ha avuto un influsso decisivo sui processi attraverso i quali si è sviluppata l’identità del continente.