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negoziati

Foreign Actors in Libya’s Crisis

Since 2011 the Libyan crisis has moved from being a domestic dispute to assuming increasing importance at the international level. Today it represents a crucial issue affecting global security. The intervention of external actors in the Libyan crisis was mainly driven by a desire to direct the transition towards outcomes that would best meet their own political and economic interests.
Accordingly, each external player tried to support one specific faction, favoring either the Parliament in Tobruk, upheld by Khalifa Haftar, or the Presidential Council headed by Fayez al-Serraj in Tripoli, the latter being legitimized by the UN as well as by local militias in both Misrata and Tripoli.
This report analyzes the troublesome re-building of Libya with a focus on the specific role played by international actors (neighboring and Gulf countries, European nations, Russia and the US) which make it more of an international rather than a domestic issue.

La spartizione della Siria non è sinonimo di pacificazione

L’ultimo cessate il fuoco mediato da Usa e Russia – il quinto di una serie a dir poco fallimentare dal 2011 – è l’ennesimo tassello nella spartizione della Siria tra potenze regionali e internazionali, e difficilmente potrà presentarsi come una tappa credibile nella risoluzione del conflitto.

Siria: la guerra non è finita

Dopo mesi di crescenti tensioni tra gli attori internazionali, regionali e locali coinvolti nel conflitto siriano, con il primo faccia a faccia tra Trump e Putin al recente G20 di Amburgo è arrivato un “accordo” per il cessate il fuoco tra le parti. Un passo risolutivo?

Cipro, negoziati falliti. E adesso?

Un accordo mai così vicino, eppure sfumato. E troppe incognite su ciò che potrà accadere adesso. A Crans Montana, dopo dieci giorni di trattative, il negoziato per la riunificazione di Cipro in uno stato federale bi-zonale e bi-comunitario (prosecuzione dei colloqui di gennaio) è fallito. E stavolta, non ci sarà appello: questo round negoziale, iniziato nel 2014 e allargato da sei mesi a Grecia, Turchia e Gran Bretagna, ovvero i paesi garanti dell’indipendenza di Cipro (1960), è di fatto concluso. Invece, proprio da questa settimana, molti scenari geopolitici si aprono.

Mercosur e Unione Europea: negoziato positivo al di là della crisi

In questi giorni è in corso la visita di Stato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Argentina e Uruguay. Al centro delle discussioni vi è anche l’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur, che il presidente non ha esitato a definire di primaria importanza.

Iran: la ripresa del dialogo passa da Bruxelles

L’Unione Europea è stata protagonista dei negoziati sul dossier nucleare sin dal 2003, quando Francia, Gran Bretagna e Germania (anche noti come gli E3) hanno deciso di mediare tra la comunità internazionale e Teheran, nel tentativo di trovare una soluzione pacifica alla spinosa questione del programma nucleare iraniano.

Negoziato nucleare iraniano, l'unica certezza è l'incertezza
Restare attori globali: il negoziato con gli USA

Il negoziato per il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Pact) è stato lanciato da ormai quasi due anni. A prima vista, trattandosi di economie fra loro simili e già molto integrate dal punto di vista sia degli scambi sia degli investimenti, l’impresa dovrebbe essere più agevole di analoghi negoziati che gli Usa e l’Europa conducono con paesi asiatici.

Le questioni aperte sul dossier nucleare iraniano

Sono in corso a Vienna i negoziati tra l’Iran e i rappresentanti del 5+1 (Cina, Francia, Germania Regno Unito, Russia e Stati Uniti) per raggiungere, entro il 24 novembre, una soluzione di lungo periodo sul programma nucleare iraniano, nel quadro del Joint Plan of Action siglato il 20 novembre 2013 e successivamente prorogato il 19 luglio scorso. Le distanze significative che sembrano permanere tra le parti farebbero propendere, rispetto al raggiungimento di un’intesa o il completo fallimento negoziale, per una seconda proroga dell’accordo.

Iran: la battaglia solitaria di Obama

L’esito dell’ennesimo round di negoziati iniziato a Vienna lo scorso 18 novembre tra il P5+1 e Teheran aprirà una nuova fase per il dossier nucleare iraniano. Negli Stati Uniti – il paese con maggior peso diplomatico coinvolto nelle trattative – la questione è sentita sia a destra che a sinistra dello spectrum politico nazionale. Memore delle parole del segretario di stato, John Kerry, per cui «no deal is better than a bad deal»(1), il presidente, Barack Obama, si è recentemente mostrato prudente sulle possibilità di siglare un compromesso.

Iran: ambiguità e contraddizioni sul fronte interno

Piace molto, all’Occidente, l’idea che un riavvicinamento tra Iran e comunità internazionale sia vicino, e che esso passi dalla firma di un accordo che pone un limite al programma nucleare iraniano per poi raggiungere un’eventuale collaborazione sul fronte iracheno e, perché no, su quello afghano.

Iran: falchi e colombe davanti all'ipotesi di un accordo

Il nuovo ciclo dei colloqui sul nucleare tra l'Iran e il gruppo 5+1, inaugurato a seguito dell'elezione del nuovo presidente filo-moderato iraniano Hassan Rouhani, ha avuto, nelle ultime settimane, un discreto successo ed entrambe le parti hanno espresso un timido ottimismo sui risultati raggiunti, che continuano a rimanere riservati. Tuttavia molto dipenderà dai risultati dei nuovi colloqui in programma oggi (21 novembre) a Ginevra tra la delegazione iraniana, rappresentata dal ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, e il gruppo 5+1.

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