A dispetto dei buoni dati economici – su tutti la significativa riduzione del tasso di disoccupazione, sceso sotto il 6% – il Partito Democratico sembra destinato a una pesante sconfitta alle elezioni di midterm del prossimo 4 novembre. Secondo le proiezioni, i repubblicani consolideranno ulteriormente la loro maggioranza alla Camera dei rappresentanti e nei diversi stati in cui si vota per eleggere i governatori e le assemblee legislative.
Osservando le proiezioni sulle prossime elezioni di midterm, si evince con relativa facilità come – a pochi giorni dal voto – il Partito Repubblicano sia in una posizione di forza nei confronti del suo rivale Democratico. Oltre a mantenere il controllo della Camera dei rappresentanti, il ‘Grand Old Party’ (Gop, come viene comunemente definito) sembra godere di un vantaggio decisivo nella battaglia per il Senato.
Anche quest’anno, le elezioni di midterm – in programma il prossimo 4 novembre – cadono in un momento difficile per l’amministrazione Obama.
La giusta decisione del presidente Obama di promuovere una coalizione di volenterosi, inclusiva nelle sue intenzioni della Turchia e dei paesi arabi della regione per contrastare e sconfiggere l'autoproclamato Stato Islamico (IS), incontra e apre una serie di problemi per il cui superamento occorre lavorare.
È passato un mese dal momento in cui Obama annunciava di aver autorizzato i primi attacchi aerei “mirati” contro l’Isis, questo barbaro e travolgente nemico lasciato colpevolmente crescere nel brodo di cultura della disastrosa gestione iracheno-americana post Saddam Hussein e del claudicante sostegno alle forze di opposizione a Bashar al-Assad.
L’impegno contro le forze di IS, lo Stato Islamico nell’Iraq settentrionale, si è imposto, nelle ultime settimane, come il focus della politica Usa in Medio Oriente. L’apertura di questo nuovo fronte ha trascinato l’amministrazione Obama sul terreno – per lei arduo, sia sul piano politico, sia su quello della narrazione – della lotta al terrorismo ‘jihadista’ che, per buona parte degli anni Duemila, aveva rappresentato uno dei cavalli di battaglia del suo predecessore, George W. Bush.
Sono passati 13 anni da quell’11 settembre che ha cambiato la percezione globale del terrorismo e della minaccia rappresentata dall’Islam radicale.
Lo scorso 8 luglio il Washington Post ha reso pubblico un documento confidenziale(1) in cui i funzionari europei impegnati nei negoziati per il TTIP, il potenziale accordo commerciale con gli Stati Uniti al centro di numerose polemiche, chiedono agli americani di aprire uno specifico capitolo negoziale sulle materie prime e l’energia.
«Il nemico del mio nemico è mio amico» è l'abusata espressione che campeggia in questi giorni nelle cronache di politica estera per spiegare quella che appare come un'imminente collaborazione tra Stati Uniti e Iran sulla crisi irachena.
Gli Stati Uniti hanno perso l’Iraq? Il basso profilo scelto dall’amministrazione Obama di fronte all’avanzata delle forze dell’Isis in direzione di Baghdad lascia supporre, se non proprio disinteresse per il destino del governo di Nuri al-Maliki, quanto meno la difficoltà di individuare una strategia che sia, al contempo, efficace, politicamente sostenibile, e che riesca a togliere Washington dall’imbarazzo di scelte che risultano comunque sg
Mentre la crisi ucraina sembra attraversare una fase di (relativa) calma, gli sviluppi del teatro iracheno aprono, per la Casa Bianca, un nuovo, potenzialmente pericoloso, fronte di crisi. Sembra, infatti, possibile che Barack Obama si trovi costretto a dare inizio a un nuovo intervento militare in Medio Oriente per sostenere il governo di Nouri al-Maliki, minacciato dall’avanzata delle forze jihadiste dell’Isis.
Dopo la visita dello scorso 24-27 marzo, Barack Obama è tornato in Europa per partecipare alla riunione del G7 di Bruxelles (4-5 giugno) e alle celebrazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia (6 giugno). Questo in un momento in cui, nonostante gli esiti delle elezioni del 25 maggio scorso (o, forse, proprio a causa di quelli) la tensione in Ucraina è tornata a crescere e la violenza sembra avere sperimentato una nuova impennata.