Executive Summary
In un suo saggio apparso nel 2011 su "Esprit" (la rivista fondata da Emmanuel Mounier), Emmanuel Macron scriveva "agir politiquement n'a aujourd'hui plus le même sens qu'il y a trente ans. Cela implique de coordonner des compétences diverses, des acteurs épars, de naviguer entre des communautés multiples (les citoyens, les associations, les savants, les entreprises, etc), souvent sous la pression médiatique qui impose une quasi-trasparence, en temps réel, de la décision".
Se la campagna elettorale del gennaio 2015 è stata dominata dalla contrapposizione tra i sostenitori e gli avversari dell’austerità, in quella attuale il tema dell’austerità è rimasto sullo sfondo. Lo agitano solo gli scissionisti di Syriza, che si sono chiamati Unità Popolare e sono riusciti a portare con sé nomi importanti del loro ormai ex partito, come l’ex presidente del Parlamento Zoi Konstantopoulou e soprattutto l’eroe della resistenza Manolis Glezos.
La Tunisia appare, ad oggi, l’unico paese dell’area mediorientale e nordafricana a portare avanti un lineare processo di transizione politica dopo le rivolte che hanno interessato il Nord Africa e altri paesi arabi tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011.
Il 21 dicembre 2014 si sono svolte in Uzbekistan le elezioni parlamentari per il rinnovo del Parlamento bicamerale della Repubblica centroasiatica, l’Olij Majlis, costituito da una Camera legislativa con 150 membri e un Senato che raccoglie 100 eletti. Nella storia dell’Uzbekistan indipendente, si è trattato delle quinta tornata elettorale di questo tipo, dopo gli appuntamenti del 1994, 1999, 2004 e 2009.
Oltre all’impatto sugli equilibri europei, l’attesa vittoria elettorale di Syriza avrà importanti conseguenze anche sullo scenario politico greco. Il primo elemento da sottolineare è sul piano simbolico: ben 56 anni dopo la disastrosa guerra civile, gli sconfitti avranno la possibilità di governare. Un ribaltamento inimmaginabile solo pochi anni fa.
A quasi tre anni dalla caduta del regime di Gheddafi e dalla sua uccisione, la Libia si appresta a vivere uno degli appuntamenti più importanti della propria storia recente, con le elezioni politiche del 25 giugno.
Le elezioni politiche in Libia di mercoledì 25 giugno 2014 non hanno semplicemente l’obiettivo di rinnovare un parlamento fortemente screditato e lacerato dai ripetuti tentativi di scioglimento e di ricostituzione che si sono susseguiti dopo la conclusione del suo mandato lo scorso 7 febbraio, ma hanno la più generale ambizione di far uscire il paese da una situazione di profonda crisi.
L’operazione “Dignità per la Libia” attraverso la quale l’ex generale dell’esercito libico sotto Gheddafi, Khalifa Haftar – con il sostegno più o meno tacito di molti attori regionali ed esterni - sta cercando di distruggere le roccaforti islamiste nel paese, ha come primo obiettivo quello di sradicare e ridurre la capacità operativa di Ansar al-Sharia in Libia.
Dopo il recente decreto che ha posto le decisioni del presidente al di sopra di ogni esame giudiziario e la nuova Costituzione approvata dalla Assemblea Costituente che prevede la sharia come fonte giuridica principale, il presidente egiziano Morsi è nella bufera. Riserve sull’atteggiamento assunto dal presidente vengono sollevate dai manifestanti negli scontri in piazza e dai suoi consiglieri personali che rimettono in massa l’incarico.