Se sei alla ricerca di un’esperienza presso un’istituzione europea e conosci bene almeno una delle lingue ufficiali dell’UE, fino al 15 maggio puoi candidarti a uno dei tirocini offerti dal Parlamento Europeo e che avranno inizio il 1° ottobre. In generale i requisiti per parteciparvi sono: essere cittadini di uno Stato UE o di un Paese candidato, avere 18 anni, non aver già usufruito di un tirocinio o un impiego di 4 settimane consecutive presso un’istituzione UE.
Fino al 30 novembre sono aperte le candidature per i Tirocini Schuman, esperienze formative e professionali da svolgere per cinque mesi presso gli uffici del Parlamento Europeo. Si tratta di tirocini a tempo pieno e retribuiti (circa 1200,00 euro al mese), grazie ai quali potrete mettere in pratica i vostri studi e conoscere da vicino le attività̀ del Parlamento europeo.
Requisiti per candidarsi?
Le elezioni europee all’orizzonte potrebbero essere le più politicizzate e meno partecipate di sempre, e quello che ne emergerà sarà probabilmente il Parlamento europeo (Pe) più frammentato di sempre.
Il 20 maggio il Parlamento europeo ha approvato un testo che introduce la tracciabilità obbligatoria per le 800mila imprese dell’UE che utilizzano, per la fabbricazione dei loro prodotti, i minerali provenienti da aree interessate da guerre. Le imprese dovranno garantire informazioni «su tutte le misure prese per identificare e risolvere i rischi connessi alla loro catena di approvvigionamento». In pratica, s’istituisce un sistema di tracciabilità dei minerali provenienti da aree di conflitto.
Il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea è stato, come sappiamo, fortemente ridotto nella durata effettiva. La concomitante sovrapposizione dell’elezione europea e della complessa procedura di nomina della Commissione lo hanno di fatto limitato a poco più di due mesi di reale operatività. Ciò nonostante le iniziative di promozione per cambiamenti incisivi non sono mancate, come bene documenta il rapporto dell’ambasciatore Sannino.
Il 2015 sarà di sicuro un altro anno di discussioni, tensioni, attacchi, smentite e contro smentite ma anche, almeno si spera, di alcuni necessari passi avanti per l’Unione Europea. Non è difficile immaginare che uno degli attori principali sarà rappresentato dal nuovo presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Le premesse ci sono tutte. La stessa designazione di Juncker ha - sia formalmente che sostanzialmente - qualcosa di straordinario.
Il rischio di delusioni e di una conseguente crisi da «too high expectations» incombe sulla presidenza italiana. Più grave, si assiste a una grave disinformazione sui rapporti di forza reali e sui Trattati che purtroppo caratterizza la maggioranza dei commenti sulle questioni della UE, al punto che in Italia, sull’Europa, si può impunemente dire tutto e il suo contrario.
Dopo le elezioni europee in cui gli italiani, non senza un coup de théâtre, hanno sì scelto di criticare l’Europa ma non si sono schierati apertamente per un suo non meglio precisato smantellamento, il premier Renzi si prepara al semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea. Un compito che spetta all’Italia dopo 11 anni. L’ultima volta era stato nel lontano 2003 e la prossima non sarà prima del 2020. A dire il vero non si tratta esattamente della stessa cosa.
A soli 28 anni ha staccato un biglietto per il Parlamento europeo. Brando Benifei, spezino, è il più giovane eletto alle elezioni europee del Partito Democratico con quasi 40mila preferenze. L’impegno in politica a livello locale e internazionale sono sicuramente stati alla base del suo successo ma anche il suo percorso formativo ha contribuito a fornirgli gli strumenti adeguati per presentarsi come un candidato preparato e competente. (...)
Poco si parla di Europa in questa campagna per le elezioni europee, strumentalizzate per la politica interna. E i nostri leader sono presuntuosi, nel senso che non riconoscono e non spiegano la forte interdipendenza che ci lega all’Europa.
Le ultime notizie sul fronte della crisi della zona euro sono tutte positive, apparentemente. L’Irlanda e il Portogallo non hanno più bisogno del sostegno finanziario internazionale; la Grecia, dopo anni di enormi difficoltà, è tornata a finanziarsi sul mercato. Paesi dal debito pubblico elevato, come il Belgio, hanno emesso nei giorni scorsi obbligazioni decennali a un tasso dell’1,91%, un record storico per il piccolo regno del Nord Europa, a dispetto del nervosismo degli ultimi giorni sui mercati finanziari.
Si fa presto a dire populismo e a confondere il termine con la variegata offerta elettorale di movimenti e partiti che hanno fatto dell'antieuropeismo una bandiera. C'è di tutto, e a volte il contrario di tutto, in una galassia che mescola ed esprime xenofobia e nazionalismo, insicurezza e razzismo, ansie economiche e rivolte fiscali, localismo e antipolitica. Ma ci sono anche una voglia e un bisogno di un'Europa diversa, sia pure manifestati in modo confuso e a volte persino inconsapevole.
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