Una diplomazia della “tenerezza”, pacata e diretta. Un’azione precisa, senza filtri, di un Pontefice sudamericano che con viaggi, appelli, telefonate intercontinentali e incontri informali a Santa Marta è riuscito a scolpire dei “piccoli” capolavori diplomatici, riuscendo allo stesso tempo a far crescere vorticosamente, nel giro di due anni, il peso della Santa Sede nello scacchiere politico internazionale.
L’arcivescovo Pietro Parolin, dal 15 ottobre nuovo segretario di stato della Santa Sede, rappresenta a un tempo il ritorno della grande scuola diplomatica vaticana al vertice della Terza Loggia e una figura inedita, almeno rispetto alla storia degli ultimi cinquant’anni. Nulla sarà come prima, in quella che con la riforma di Francesco è destinata a cambiare nome e diventare “segreteria papale”.