Biden pensa al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi di Pechino 2022. E mentre monta il clamore per l’affaire Peng Shuai, i giochi per la Cina rischiano di trasformarsi in un boomerang.
Biden pensa al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi di Pechino 2022. E mentre monta il clamore per l’affaire Peng Shuai, i giochi per la Cina rischiano di trasformarsi in un boomerang.
La Cina è accusata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati di essere responsabile dell’attacco hacker di marzo. Pechino si difende: “Insinuazioni infondate”. Condanna anche dalla Nato, ma per ora Washington non imporrà sanzioni.
Per i 100 anni del partito comunista Xi Jinping avverte: “Non permetteremo a nessuno di bullizzarci”. Ma il centenario è soprattutto l’occasione per esaltare il “nuovo mondo” creato dalla Cina.
Un giorno anziché quattro, e solo in videoconferenza. Il vertice Europa-Cina mantiene un basso profilo e rivela che tra Bruxelles e Pechino qualcosa sta cambiando.
Intervista a Michele Bonino, Politecnico di Torino
“Focus Cina” racconta in ogni numero le esperienze degli italiani e delle aziende italiane che hanno avviato un’attività nelle province cinesi. Ne abbiamo parlato con Michele Bonino, Professore Associato del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, che ha avviato un progetto con Beijing 2022 anche sulla base dell’esperienza di Torino 2006.
Come nasce la collaborazione con Pechino?
Le prossime Olimpiadi invernali nel 2022 rappresenteranno un ulteriore banco di prova della crescita politica, economica e culturale della Cina.
Il 4 febbraio 2022 Pechino diventerà la prima città al mondo a ospitare entrambe le edizioni dei Giochi Olimpici, appena quattordici anni dopo essersi presentata sulla scena internazionale con le Olimpiadi estive più care della storia, superate solo da quelli invernali di Sochi.
La parata militare del 3 settembre che si è tenuta a Pechino in occasione dei 70 anni della “Guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese e della guerra mondiale contro il fascismo” (questo il nome ufficiale della celebrazione) non ha tradito le attese ed ha rivelato importanti elementi per la politica interna e estera cinese.
Lo spettro agitato da molti commentatori negli anni passati di un rallentamento dell‘economia cinese si è manifestato nell‘estate 2015, sollevando numerosi interrogativi sia sulla tenuta della stessa struttura economica, sia sul sistema politico e sulle aspirazioni globali di Pechino. I timori derivano, infatti, dalla consapevolezza che il crollo delle borse cinesi sia il sintomo di problemi strutturali che il paese deve risolvere per garantire lo sviluppo economico. Il presidente Xi Jinping ha avviato dal 2013 un piano di trasformazione dell‘economia ma ora si trova a dover affrontare crescenti resistenze all‘interno del partito da parte di coloro che temono di perdere rendite politiche ed economiche. Se la Cina saprà risolvere questa crisi estiva il partito comunista avrà dato prova di essere in grado di perpetuare il suo China Model caratterizzato da stabilità politica e crescita economica. Anche sul piano internazionale, l‘integrazione economica e commerciale di Pechino con il resto del mondo proietta su scala globale gli effetti del rallentamento della crescita cinese. Che sia giunto il momento di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, coinvolgendo anche la Cina?
Ogni volta che la Cina rivela l’ammontare del budget annuale destinato alle spese militari, la notizia genera grande scalpore sia a livello nazionale che internazionale.
Dopo oltre due decenni di tassi di crescita a doppia cifra, la Cina si appresta a segnare un sensibile rallentamento nel 2015, stimato al 7%, in ulteriore ribasso rispetto al già poco soddisfacente 7,4% del 2014. La produzione industriale arranca e con essa gli investimenti, che hanno raggiunto nell’ultimo trimestre del 2014 il ritmo più basso negli ultimi 13 anni.
La People’s Bank of China, la banca centrale della Cina, ha tagliato venerdì i tassi d'interesse sui prestiti (-0,25%) e i depositi (-0,4%), a più di due anni di distanza dall’ultimo intervento di questo tipo. Se gli analisti concordano sull’impatto contenuto che questa manovra avrà per i risparmiatori privati, sembra allora che l’obiettivo principale siano piuttosto aziende di stato e grandi imprese. Proprio per questo la mossa della Pboc ha stupito, evidenziando una difficoltà generale a ripagare i debiti contratti durante gli anni del boom.