Alla luce delle recenti vincende turche, si può dire che il leader Recep Tayyip Erdoğan si sia meritato lo status di osservato speciale per il 2016. A partire da un piano di riforme molto poco democratiche, fino al forte sospetto sulla regolarità delle ultime elezioni vinte, il leader turco rappresenta una mina vagante tra gli attori del panorama internazionale. L'imprevedibilità che ne caratterizza le scelte politiche, sia interne sia verso l'estero, è una minaccia costante all'ordine democratico turco, e potenzialmente agli equilibri della regione.
La gestione dell’emergenza migranti è sempre una priorità per il governo ungherese che sottolinea in ogni occasione utile il suo impegno responsabile dall’inizio della crisi. Un impegno che per l’esecutivo guidato da Viktor Orbán è basato principalmente sulla difesa dei confini. Alla scorsa seduta del Consiglio d’Europa il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha detto che bisogna rispettare le regole di Schengen e difendere in modo efficace i confini dell’Unione europea.
Quando, nell’ormai lontano 2007, i Giochi Olimpici invernali del 2014 (7-23 febbraio) vennero assegnati alla città russa di Sochi, gli esperti di Russia (e Caucaso) rimasero quanto mai perplessi. Sochi, infatti, è nota ai più soprattutto come luogo prediletto di villeggiatura in patria di Putin e tanti altri russi. Ma questa località si trova in effetti alle pendici del Caucaso settentrionale, vale a dire nella regione più instabile della Federazione russa.
La grande novità della Francia per il 2014 potrebbe essere una vecchia conoscenza, Nicolas Sarkozy. Il ritorno sulla scena dell’ex presidente è più che una speculazione giornalistica. Lo vogliono la cerchia di fedelissimi, gran parte dell’elettorato moderato e soprattutto lo vuole lui. Qualcuno, con enfasi bonapartista, parla di “destino”, anche se c’è da dubitare che basti un revival carismatico a colmare il fossato fra cittadini ed élite e la sfiducia generalizzata nel sistema paese.
Il nuovo ciclo dei colloqui sul nucleare tra l'Iran e il gruppo 5+1, inaugurato a seguito dell'elezione del nuovo presidente filo-moderato iraniano Hassan Rouhani, ha avuto, nelle ultime settimane, un discreto successo ed entrambe le parti hanno espresso un timido ottimismo sui risultati raggiunti, che continuano a rimanere riservati. Tuttavia molto dipenderà dai risultati dei nuovi colloqui in programma oggi (21 novembre) a Ginevra tra la delegazione iraniana, rappresentata dal ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, e il gruppo 5+1.
Il voto con il quale, il prossimo 11 maggio, verranno determinati i nuovi equilibri politici pakistani giunge in un momento estremamente delicato del conflitto afghano. È ben difficile, tuttavia, che possa dispiegarvi apprezzabili conseguenze, e men che mai di positive.