Circa il 4,5% della popolazione ucraina ha lasciato il suo Paese, principalmente attraverso il confine polacco da cui, al momento, stanno passando circa 100.000 persone al giorno. Francesco Rocchetti, Segretario Generale dell'ISPI, e Silvia Boccardi, giornalista di Will che si trova vicino al confine tra Polonia e Ucraina, parlano della situazione migratoria con Matteo Villa, co-responsabile del nuovo DataLab di ISPI.
La corte di giustizia boccia il ricorso di Polonia e Ungheria sul meccanismo di condizionalità. Si possono bloccare i fondi europei a chi non rispetta lo stato di diritto.
La decisione della Commissione europea di avviare una procedura di infrazione è l’ultimo affondo nella battaglia con Varsavia sullo stato di diritto.
La crisi dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia ha messo in evidenza più di un "nervo scoperto" dell'UE: i problemi delle sue politiche migratorie, questioni morali riguardo al trattamento dei migranti, la relazione difficile con Bielorussia (e Russia), ma anche con la Polonia.
Quali dinamiche geopolitiche hanno portato a questa situazione? Quali ripercussioni ha avuto ed avrà questa crisi per la politica estera europea? E quali politiche occorrono all'UE per superare simili difficoltà in futuro?
Al confine tra Polonia e Bielorussia la tensione è altissima: le forze di Minsk stanno spingendo centinaia di migranti, che hanno passato le ultime notti al gelo, verso il confine e quelle polacche li respingono con violenza. Per capire quali sono i risvolti geopolitici di questa situazione, Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI e Silvia Boccardi, giornalista di Will, ne parlano con Matteo Villa, analista dell’ISPI.
“Quello che sta facendo la Bielorussia è terrorismo di stato”: è l’accusa che ieri il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha rivolto a Minsk. A Bruxelles sono d’accordo, tanto che insieme alla Nato parlano di “minacce ibride”. E oggi sulla questione è stato addirittura chiamato a esprimersi il Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Minsk ammassa migranti al confine con la Polonia per fare pressione sull’Europa. Monito della Nato che avverte: “Rischio escalation”. Ma a finire sotto accusa è anche il governo di Varsavia.
“Non possiamo permettere che i nostri valori comuni siano messi in pericolo”. Questo l'attacco di ieri di von der Leyen al Parlamento europeo contro il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, nel primo faccia a faccia sul deterioramento dello stato di diritto nel paese.
La settimana scorsa, la corte suprema polacca ha sostenuto l'incompatibilità tra i trattati Ue e la costituzione nazionale: non era mai successo prima nella storia europea. Così la crisi tra Bruxelles e Varsavia, che prosegue da anni, è precipitata.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza nelle città di tutta la Polonia per protestare contro una decisione della Corte Costituzionale polacca che non riconoscerà più la supremazia delle leggi europee. Cosa sta succedendo in Polonia? E davvero si va verso una Polexit? Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI, e Silvia Boccardi, giornalista di Will, ne parlano con Antonio Villafranca, Direttore della Ricerca di ISPI.
La corte suprema della Polonia non riconosce la superiorità del diritto europeo sulle leggi nazionali. È il primo passo verso una “Polexit”?
Nessuna conversione sulla via di Damasco, ma una semplice questione di soldi. Nelle ultime settimane ben quattro regioni della Polonia hanno rinunciato a definirsi “zone libere dall’ideologia LGBT”, denominazione discriminatoria adottata nel 2019 con il sostegno del governo conservatore guidato da Diritto e Giustizia (PiS).
“L’Europa sta andando in rovina a causa di una crisi morale”, ha affermato l’arcivescovo Stanislaw Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, durante le celebrazioni per l’annuale ricorrenza dedicata alla Vergine Maria.
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