Il mondo in piazza: Cile, Hong Kong, Iraq, Libano

Per il periodo transitorio ufficialmente apertosi il 2 aprile 2019 con le dimissioni dalla carica di presidente della Repubblica di Abdelaziz Bouteflika sono ormai rimasti sul campo due macro-attori della scena politica algerina la cui legittimità affonda nella guerra di liberazione dalla Francia (1954-1962) e che ora più che mai rivendicheranno un proprio spazio di influenza: l’esercito e il popolo.
È stato un weekend di alta tensione nella capitale serba.
Le ampie proteste di piazza che stanno scuotendo l’Algeria da alcune settimane sembrano aver ottenuto una prima ed importante concessione da parte del regime: il presidente Abdelaziz Bouteflika, ormai vecchio e incapacitato dall’ictus che lo ha colpito nel 2013, ha deciso di fare un passo indietro e ritirare la propria candidatura in vista delle elezioni presidenziali previste per il prossimo 18 aprile, che sono state rimandate alla fine del 2019, al termine dei lavori di una conferenza nazionale incaricata dallo stesso presidente di attuar
Per gli amanti del Gattopardo l’ondata di proteste che ha travolto la Tunisia tra dicembre e gennaio, e che non si è ancora totalmente placata nonostante la scarsa copertura mediatica, è la conferma della saggezza senza tempo di Tancredi: in Tunisia tutto è cambiato perché nulla cambiasse. E a prima vista non hanno torto.
Cinquecentomila a Washington. Quasi 2,6 milioni in 673 città di tutti i continenti, almeno secondo le stime di www.womensmarch.com. Più di un milione, secondo la Cnn. Tante le “sisters” in marcia contro il neo-presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Due le domande, ora: quale obiettivo? E, what’s next?
L’evidente indebolimento di Maduro non é il preludio alla fine del suo governo, ma può rappresentare la premessa ad un aumento della violenza e della repressione contro la popolazione.
Le elezioni di domenica 4 settembre hanno portato nuovamente d’attualità il tema della democrazia nell’ex colonia britannica. L’onda lunga delle proteste studentesche che sotto il nome di Occupy Central paralizzarono il centro di Hong Kong per 70 giorni nel 2014 ha portato per la prima volta all’elezione di parlamentari con tendenze indipendentiste. Pur conservando la maggioranza con 40 seggi, l’Alleanza pro-Pechino ne perde tre rispetto al 2012.
La notte del 4 agosto alcuni ignoti a bordo di motociclette hanno sparato due razzi RPG contro il parlamento di Pristina[1]. L’episodio è avvenuto nel corso della più grave crisi politica del Kosovo dai tempi dell’indipendenza. Le opposizioni hanno adottato una linea oltranzista nei confronti degli accordi stipulati dal governo per l’Associazione dei Comuni a maggioranza serba del Kosovo (ZSO) e per la demarcazione dei confini col Montenegro. In particolare il partito nazionalista radicale e irredentista albanese Vetevendosje!
Non è mai semplice raccontare il Libano, tanti sono i fili da riprendere, tanti i nodi ingarbugliati da provare ad allentare. Lo stesso vale per quello che sta succedendo in questi giorni.