Grandi novità per questo fine Ramadan per i musulmani o per gli appasionati di cultura islamica. Dopo oltre 1400 anni di storia gloriosa il Corano, così come lo conosciamo oggi, sembra aver fatto il suo tempo. Una nuova versione del libro sacro dell'Islam è infatti stata rilasciata il 14 luglio scorso.
After the fall of the Gaddafi regime there was - allegedly - a great opportunity to make Libya a role model for other states in the region. For various reasons this opportunity is gone. There are several indications that Libya is on the way to a lengthy civil war. Some kind of Lebanonization could be the destiny of the country.
As probably everybody is aware an unstable Libya could have a significant negative impact to the region and also to our own countries.
Ad Ali Ferzat tre anni fa hanno spaccato le mani nel pieno centro di Damasco. L’accaduto fece il giro del mondo e diede fama internazionale al vignettista siriano che fino ad allora era stato molto amato e letto solo nel mondo arabo.
Negli ultimi 40 anni l’11 settembre è stato foriero di due eventi fortemente traumatici: l’ultimo è stato l’attentato terroristico alle torri gemelle del 2001 che ha innescato una spirale di guerra ancora ben lungi dall’essersi conclusa.
C’è una battuta che circola in questi giorni nelle piazze ribelli d’Egitto. «Del primo presidente ci siamo liberati in diciassette giorni, del secondo in quattro, per il terzo basterà un tweet» scherzano i giovani protagonisti dello tzunami politico che loro chiamano rivoluzione contro i Fratelli Musulmani e molti, all’estero, colpo di stato militare.
I fattori che hanno promosso e portato a termine il cambio di regime in Egitto sono stati la piazza, l’esercito e la Fratellanza Musulmana, che ha vinto le elezioni e ha governato per circa un anno dopo la caduta di Mubarak sotto l’urto delle manifestazioni e dopo l’interludio del governo di una giunta militare in attesa del compimento del processo elettorale. I tre fattori sono ritornati in campo in questi giorni di scontri con un risultato diverso. L’esercito non ha mediato come allora fra la piazza e il potere assicurando in fondo la legalità della transizione.
Da oltre 50 giorni l’Algeria sembra un paese paralizzato a causa delle incerte condizioni di salute del presidente Abdelaziz Bouteflika, colpito il 27 aprile scorso da un’ischemia e ricoverato d’urgenza all’ospedale militare di Vil-de-Grâce di Parigi. Sebbene fin da subito il governo abbia provato a minimizzare l’accaduto e a tenere sotto controllo ogni informazione circolante , i sospetti sulle reali condizioni del capo di stato algerino hanno immediatamente infiammato il dibattito interno su quale sorte potrà attendere il paese nordafricano.
Difficile farsi un’idea di cosa stia veramente succedendo in questa strana campagna elettorale iraniana, probabilmente la più grigia nella storia della Repubblica islamica dell’Iran. Sembrano ormai lontanissimi i tempi in cui i candidati alla presidenza giocavano (quasi) armi alla pari per convincere gli elettori, dato che l’Iran è stato a lungo uno dei pochissimi paesi del Medio Oriente in cui il regime si limitava a interferire nelle selezioni dei candidati, ma non manipolava i voti popolari.
Ritiro dalla Siria dei "combattenti iraniani", oltre che delle milizie sciite libanesi di Hezbollah: è quanto hanno chiesto il 22 maggio scorso da Amman i ministri degli Esteri del gruppo “Amici della Siria”. È la prima volta che i paesi occidentali accusano Teheran di un intervento diretto nel conflitto, anche se più volte si è parlato della presenza di “consiglieri” militari della Repubblica islamica al fianco delle truppe del presidente Bashar al Assad.
Il passaggio da URSS a Federazione russa oltre ad avere generato caos e instabilità all’interno del paese ha anche comportato una drammatica perdita di status a livello internazionale. Alla luce di questo declassamento devono essere decifrate molte delle azioni e dei lemmi del discorso politico della leadership russa sulla politica estera in cui ancora forte è la connessione tra storia, cultura e identità.
Non sono soltanto i partiti politici a battersi per quella che l’ex-presidente Pervez Musharraf aveva definito «la madre di tutte le elezioni». La competizione elettorale che segna il passaggio da un governo democratico all’altro vede in campo difatti molti più giocatori di quanti non ne segnalino le liste elettorali. Giocatori più o meno occulti, impegnati a manovrare i risultati di una competizione che, secondo la maggioranza dei cittadini pakistani, sarà la più truccata della travagliata storia nazionale.