Poiché le società sono perfettibili, qualsiasi tentativo di frenare la loro evoluzione porta alla stagnazione. E se, invece di lavorare a questo perfezionamento, i governi responsabili si impegnano a protrarre l’immobilismo, allora ecco che cominciano a saturare le prime pagine con la difesa dei propri “successi”. A Cuba, il proposito rivoluzionario era ancorato al passato e ha fatto precipitare il paese nella più profonda crisi della sua storia.
La Cina trasforma la propria economia e mette al centro la protezione ambientale. Purificare l’aria, depurare le acque e produrre energia pulita è l’obiettivo che il governo si è posto con il Tredicesimo Piano Quinquennale. Le province cinesi sono protagoniste di questo processo e stanno promuovendo investimenti locali in ognuno di questi settori.
“Tunisia is back” ha annunciato il Primo Ministro della Tunisia Youssef Chahed all’inaugurazione di Tunisia 2020: Road to Inclusion Sustainability and Efficiency, conferenza svoltasi il 29 e il 30 novembre e finalizzata a raccogliere i capitali necessari a finanziare un piano quinquennale di sviluppo per il Paese di 141 progetti per un valore complessivo di 50-60 miliardi di euro.
Il periodo delle rivoluzioni è ormai finito da tempo. I ragazzi che avevano manifestato a piazza Tahrir cinque anni fa si sono ormai arresi ad un paese che chiede soltanto stabilità, progresso economico e sicurezza. L’Egitto è stanco delle proteste e ha smesso di credere che il cambiamento passi dalle sua piazze. I suoi giovani più educati e brillanti, quelli che erano in prima fila nelle proteste del 2011-2012, ora fanno la coda in qualche ambasciata occidentale per ottenere un visto, rassegnati al fatto che nulla cambierà.
Qui di seguito proponiamo una raccolta di libri sulla figura di Fidel Castro:
- Fidel Castro: My Life: A Spoken Autobiography, Ignacio Ramonet e Fidel Castro
http://www.amazon.com/Fidel-Castro-Life-Spoken-Autobiography/dp/1416562338
- Raul Castro and the New Cuba: A Close-Up View of Change, Harlan Abrahams e Arturo Lopez-Levy
Nato nel 1926 da una famiglia di latifondisti benestanti, Fidel Castro dopo aver conseguito gli studi in giurisprudenza iniziò rapidamente a manifestare le sue idee politiche, dapprima, come attivista e politico e successivamente come guerrigliero clandestino nei confronti del regime dittatoriale del Presidente filo-statunitense Fulgencio Batista.
“Todos somos americanos”: siamo tutti americani. La frase con cui il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con Cuba riecheggia il kennedyano “siamo tutti berlinesi”. L’assonanza non è di certo casuale. Fu proprio John F. Kennedy a decidere, 53 anni fa, la rottura dei rapporti con l’Avana del post-Rivoluzione. Congelando la politica estera Usa nei confronti dell’isola in un immobilismo sopravvissuto alla Guerra fredda.
Uno degli enigmi che più tormenta chi guarda con interesse alla politica iraniana è: «chi comanda veramente nella Repubblica Islamica?». Se, infatti, è ormai chiaro che il presidente della repubblica detiene ben poco potere, e comunque ben entro i margini dello spazio di azione concesso dalla Guida, è un po’ meno chiaro quali siano i limiti all’operato di quest’ultima, l’ayatollah Ali Khamenei. Opinione di chi scrive è che il decisore ultimo sia sì la Guida Suprema, ma che questa non detenga assoluta autonomia e indipendenza nel processo decisionale.
Ad Ali Ferzat tre anni fa hanno spaccato le mani nel pieno centro di Damasco. L’accaduto fece il giro del mondo e diede fama internazionale al vignettista siriano che fino ad allora era stato molto amato e letto solo nel mondo arabo.
Domenica è tornato in onda dopo mesi di silenzio, e già da lunedì rischiano di pendere su di lui nuovi procedimenti legali per offesa all’onore dello stato e delle forze armate. Bassem Youssef, il “John Stewart” egiziano, è finito nuovamente nei guai a poche ore dalla fine della prima puntata del suo “Al-Barnamaj” – “il programma” dopo mesi di sospensione.
A pochi giorni dal primo anniversario della presidenza Morsi e a oltre due anni dallo scoppio delle sollevazioni che hanno portato alla caduta del regime di Mubarak, l’intero Egitto sembra trattenere il respiro, in attesa di conoscere cosa avverrà il 30 giugno.
C’è chi parla di “sorpresa” commentando il risultato emerso dalle urne nella tornata elettorale appena trascorsa.