È stato un fine settimana pieno di sorprese, l’ultimo passato a Riyadh. Le molte cose accadute nella una volta sonnolenta città, vanno divise in due categorie: la vicenda interna saudita e il Medio Oriente che l’Arabia Saudita vuole disegnare. Nell’uno e nell’altro caso troneggia la figura non ancora interamente svelata del principe ereditario Mohammed bin Salman, 32 anni, meglio noto come MBS.
L'Arabia Saudita ha chiesto a tutti i suoi cittadini residenti in Libano di lasciare "immediatamente" il paese. La notizia arriva solo pochi giorni dopo l'annuncio a sorpresa delle dimissioni primo ministro libanese Saad Hariri – storico alleato della casa reale dei Saud – che, attraverso un messaggio televisivo in diretta da Riyadh, ha rivelato di temere che Hezbollah e Iran vogliano attentare alla sua incolumità.
Mohammed bin Salman, il 32enne principe ereditario e ministro della difesa saudita, procede “a strappi” con la sua ascesa al trono dell’Arabia Saudita. E continua a personalizzare il potere, centralizzandolo, come mai era accaduto nel regno moderno degli Al-Saud, seppur tradizionalmente privo di contrappesi istituzionali.
È stato un fine settimana di alta tensione e grande clamore quello appena trascorso in Medio Oriente, che per vari motivi e situazioni ha portato l’Arabia Saudita al centro del grande occhio mediatico della politica internazionale.
Nei suoi quasi due anni di regno, Re Salman si è trovato ad affrontare sfide di particolare complessità: una crisi economica con pesanti riflessi sul mercato petrolifero e quindi sull'economia del Regno; le minacce del terrorismo di matrice islamica ai confini del paese; il collasso di Iraq e Siria, due stati fondamentali per gli equilibri della regione; la guerra in Yemen; un quadro di alleanze sempre più volatile, compreso il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti; preoccupanti segnali di difficoltà per il "contratto sociale" basato sullo scambio tra assenza di diritti