L’approvazione da parte dell’Italia di una missione in Niger ha come chiaro obiettivo strategico il controllo dei flussi migratori e la complessa stabilizzazione della Libia. L’Italia non ha particolari interessi in Niger o nel Sahel, da sempre area assai più rilevante per la Francia.
“Potremmo chiudere la partita anche domani. Ma abbiamo già pagato un prezzo altissimo”. Sono le parole, raccolte qualche giorno fa a Sirte, di Ismail Shoukri, il capo dell’Intelligence Militare di Misurata. E racchiudono, nel linguaggio opaco dei servizi segreti, tutto il non detto di questa battaglia contro la roccaforte dell’ISIS in Libia che va avanti da ormai 5 mesi e la cui fine, più volte annunciata, sembra dipendere più da scelte politiche che da considerazioni militari.
La caduta dello Stato Islamico a Sirte, ormai piuttosto scontata, sarà un passo fondamentale nella lotta contro l’organizzazione di Al-Baghdadi in Libia, ma è probabile che non costituisca la neutralizzazione definitiva del gruppo nel paese o in Nord Africa. Le forze della Tripolitania, e in particolare le milizie della città di Misurata, che rispondono formalmente al consiglio presidenziale di Fayez Serraj, sono in prima linea in questa battaglia e hanno costretto i miliziani radicali ad asserragliarsi in pochi quartieri della cittadina.
I raid sulla città di Sirte compiuti dagli Stati Uniti nei giorni scorsi costituiscono evidentemente un cambio di strategia dell’amministrazione Obama.
Libya has always been among Italy’s priorities in foreign policy, if not the main item on the country’s agenda. The Vienna conference (16th May) was co-chaired by the United States and Italy. The Conference tried to give a new impulse to the solution of the Libyan crisis.