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Sudan

Darfur: la strada per la pace è ancora in salita

A tre anni dal colpo di stato che ha portato alla destituzione dell’ex Presidente del Sudan, Omar Al Bashir, e a pochi mesi dal golpe militare dello scorso ottobre 2021, la situazione nello stato del Darfur resta tanto instabile quanto ormai dimenticata dai media internazionali. Gli scontri tra le forze armate sudanesi (Sudanese Armed Forces – SAF) e i vari gruppi armati attivi nell’area hanno lasciato sul campo un numero imprecisato di morti e feriti nonché di sfollati interni, che si stanno riversando nei principali centri urbani della regione.

Sudan: Hamdok getta la spugna

Dopo un’ennesima giornata di proteste e scontri il premier Hamdok rassegna le dimissioni. E il Sudan torna in mano ai militari

 

Just another coup in Sudan?

Sudan’s history is marked by a considerable number of plots and coups d’état. Even though each of them was preceded by social and political unrest that created conducive conditions for the military to take power, the coup that ousted Omar al-Bashir in April 2019 seemed to be different. Massive protests for the country’s economic conditions and against Islamist policies had gone on for months.

Il Sudan grida al tradimento

Dopo il golpe i militari reintegrano il premier Hamdok, ma la piazza non crede all’accordo e denuncia: “Ci avete tradito”.

 

Podcast Globally: Sudan nel caos

A Khartoum in Sudan è in corso un colpo di stato: le forze armate del paese hanno sciolto il governo civile che avrebbe dovuto guidare la transizione democratica dopo trent'anni di dittatura dell'ex presidente Omar al-Bashir. Per capire cosa sta succedendo, Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI, e Silvia Boccardi, giornalista di Will, ne parlano con Fabrizio Lobasso, vicedirettore centrale per i Paesi dell'Africa subsahariana del ministero degli Affari esteri.

Sudan: il golpe della restaurazione?

Il 25 ottobre le forze armate sudanesi hanno annunciato l’arresto di diversi membri del consiglio di governo, tra cui il primo ministro, Abdallah Hamdok.

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Sudan: geopolitica del golpe

I militari rilasciano il premier Hamdok. Stati Uniti e Unione Europea rafforzano le pressioni su Khartoum, ma sul golpe pesano rivalità e antagonismi regionali.

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Sudan: genesi del colpo di stato

Quando le Rapid support forces hanno fatto irruzione nel palazzo presidenziale a Khartoum all’alba del 25 ottobre, il primo ministro del Sudan Abdalla Hamdok non era sorpreso, ma pronto e risoluto a non cedere. Sapeva che il suo rifiuto a rassegnare le dimissioni avrebbe avuto delle conseguenze.
E così è stato.
In poche ore, dopo una notte di arresti che hanno coinvolto altri sei ministri e rappresentanti di istituzioni vicini al premier, si è compiuto il colpo di stato ‘annunciato’.

Sudan: fine della rivoluzione?
Civili vs militari

Secondo giorno di proteste in Sudan contro il colpo di stato militare. Nonostante internet fuori uso e una presenza massiccia di soldati, a Khartoum migliaia di manifestanti hanno risposto all’appello di “scendere pacificamente in strada per difendere la rivoluzione” lanciato via Facebook dal primo ministro, agli arresti domiciliari.

Sudan, un golpe annunciato

I militari del Sudan sciolgono il governo di transizione e dichiarano lo stato di emergenza, poche ore dopo aver arrestato il premier Abdallah Hamdok e altri leader civili.

 

The Blue Nile Dam: An Arab or African Issue?

The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights on the most significant developments in the MENA region, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on future scenarios. Today, we turn the spotlight on the Nile, where the dispute between Ethiopia and downstream countries over Addis Ababa’s plan to further fill his "Renaissance" dam is increasingly pressuring Arab states to mediate among quarrelling stakeholders.

Tra Etiopia e Egitto, la diga della discordia geopolitica

L’Etiopia per ora non cede e intende procedere alla seconda fase del riempimento della diga GERD sul Nilo. Le operazioni sono previste per luglio, una mossa portata avanti nonostante le proteste del Cairo e di Khartum. Le due capitali temono che la riduzione del flusso d’acqua abbia conseguenze disastrose sul piano economico, sociale e demografico. Già sono in sofferenza e un calo delle forniture potrebbe essere fatale, infatti parlano di una minaccia alla sicurezza nazionale.

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