Da finanziatore dei Paesi in via di sviluppo, il Dragone è sempre più attento a logiche di profitto. Il caso dell’Africa, di cui Pechino è primo partner economico.
Conferenza annuale | Decima Edizione
L’economia africana è stata colpita duramente dalla pandemia. Che, oltre a una crescita più lenta del previsto, lascia anche una pesante eredità in termini di indebitamento. Mentre lo spazio di manovra dei governi africani diminuisce, la comunità internazionale ha attivato iniziative ad hoc per sostenere la ripresa.
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Mariavittoria Ballotta, classe 1979, è Regional Chief Programme and Planning presso l’Ufficio Regionale di Unicef per l’Africa Centro Occidentale. Che significa, tra le altre cose, coordinare e promuovere politiche per l’infanzia in 24 paesi del continente africano. Un ruolo di grande responsabilità arrivato all’apice di una carriera cominciata anni fa, dopo aver frequentato il Master in Relazioni Internazionali di ISPI.
Per chi come te lavora da anni in Africa oggi è una giornata molto significativa…
Alice Quagliato ha frequentato il Master in Diplomacy dell’Ispi nel biennio 2006/2007. Oggi lavora come Capo delegazione di Terre des Hommes in Burundi e ha alle spalle una lunga carriera nella cooperazione allo sviluppo.
Cosa ha significato per te frequentar il master ISPI in Diplomacy e come ha cambiato la tua carriera lavorativa?
Per ora l’Africa è stata meno toccata di altre regioni del mondo dalla pandemia, ma il rischio di nuove ondate è sempre elevato. Nel 2020 il Continente è entrato in recessione, evento unico in 20 anni. Ora la ripresa si consolida, ma permangono disparità tra Paesi. Il ruolo centrale della comunità internazionale per sconfiggere la pandemia e sostenere una crescita sostenibile di lungo termine
“L’Africa è da tempo un’assoluta priorità della politica estera italiana”. Così inizia il “Partenariato con l’Africa” – la prima strategia per l’area, a 360°, di cui il nostro Paese si dota – lanciato lo scorso dicembre dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Ma è davvero così? E cosa spiega la decisione di Roma di articolare una strategia complessiva l’Africa? Come e perché siamo arrivati a questo punto?
Lo shock economico scatenato dalla pandemia si somma quest’anno alle molte crisi irrisolte che affollano lo scenario internazionale: dall’emergenza climatica sempre più pressante allo scontro tra Usa e Cina, dalle incertezze della Brexit al difficile avvio della nuova presidenza Usa e alle molte piazze che, finito il lockdown, rischiano nuovamente di infiammarsi.
Pil, commercio, investimenti e tursimo sono in caduta libera nell'area. Pandemia e crollo dei prezzi petroliferi hanno infatti determinato una congiuntura negativa in quasi tutti i Paesi. E la ripresa del 2021 è ancora incerta.
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di Valeria Talbot, ISPI
Il commercio intra-africano è frenato da criticità infrastrutturali e normative, ostacolando una più rapida crescita economica del continente. L'integrazione regionale data dall'African Continental Free Trade Area (AfCFTA) potrebbe essere la soluzione vincente per potenziare le infrastrutture e la logistica.
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China Watcher 2020 - 10th Maria Weber Annual Conference